Galileo Galilei e la prosa scientifica

 

Nel corso del 1600 cambia l'approccio dell'uomo nei confronti della scienza.

In campo scientifico avviene una reazione al vecchio sapere che era basato sui libri antichi e sul principio di "IPSE DIXIT".

Il vecchio sapere era infatti basato sui libri antichi e sull 'autorità di Aristotele (Ipse dixit: l'ha detto lui – Lui è Aristotele: nessuno osava mettere in discussione ciò che il massimo filosofo greco, Aristotele, aveva detto).

Invece nel '600 l'uomo pone in discussione il sapere basato sui testi antichi e cerca le risposte nell'osservazione della natura. Questo porta ad una visione empirica del mondo.

Il sapere deve basarsi sul metodo sperimentale. Metodo sperimentale: osservare un fenomeno, fare delle ipotesi,fare esperimenti per verificare le ipotesi)

Si passa ad un'osservazione  diretta della realtà naturale ed ad un metodo sperimentale.

 

Il sapere si frammenta e si specializza, la cultura umanistica si separa dalla scientifica.

 

Il padre della rivoluzione scientifica del 1600 e il fondatore del metodo sperimentale è Galileo Galilei. nasce a Pisa nel 1564 muore nel 1642

 

Galilei osservò il cielo con il cannocchiale e si accorse che la teoria geocentrica o teoria tolemaica per la quale la terra sta al centro e il sole le ruota intorno, non era vera, mentre aveva ragione la teoria elicentrica di Copernico per la quale è il sole ad essere al centro e la terra a ruotare intorno.

Grazie al cannocchiale si accorse anche che la materia degli astri non era incorruttibile (perfetta) come si diceva nei testi antichi e religiosi. Anzi vide che sugli astri ci sono irregolarità: la superficie della luna non era liscia e costituita di etere come aveva detto Aristotele, ma presentava dei crateri.

 

Questa nuova scoperta faceva molto paura alla chiesa. Infatti cambia tutto l'assetto filosofico e teologico e fa capire chiaramente che quanto scritto nella Bibbia non aveva alcun fondamento scientifico.

 

Galileo inoltre non solo scopre queste cose, ma le vuole divulgare a tutti. Non si limita a scrivere in latino, per un pubblico dotto, vuole scrivere in volgare per divulgare il più possibile le sue scoperte.

 

Infatti la sua opera si intitola: Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo Tolemaico e Copernicano.

 

Tolemaica è la teoria geocentrica (la terra al centro e il sole ruota intorno alla terra)

Copernicana è la teoria eliocentrica (il sole al centro e la terra ruota intorno al sole)

 

Quest'opera viene censurata dalla Chiesa e viene messa all'indice dei libri proibiti. Galilei viene obbligato ad abiurare (rinnegare) la sua teoria.

 

 

Fine di Galile: affermare e divulgare il Copernicanesimo

Mezzo: dimostrare che scienza e fede operano su piani differenti

Per Galilei scienza e fede procedono con scopi, contenuti e linguaggi differenti

Galilei ha il proposito di divulgare la scienza al più ampio numero di lettori . E' il padre della prosa scientifica di carattere divulgativo.

Quali mezzi sceglie per divulgare le sue conoscenze?

 

  1. la scelta della lingua volgare

  2. la scelta di utilizzare il dialogo come genere letterario. Il dialogo tra personaggi che discutono tra loro sostenendo tesi diverse è un modo molto intelligente per spiegare la validità di una teoria, mettendola a confronto con altre.

 

 

 

 

 

Galileo Galilei nacque a Pisa il 15 febbraio 1564, da genitori della media borghesia, che nel 1574 si trasferirono a Firenze. Qui Galilei compì i primi studi di letteratura e logica.
Nel 1581 si iscrisse alla facoltà di medicina dell’
Università di Pisa, per volontà del padre. Ma non mostrò alcun vero interesse e tornò a Firenze senza aver conseguito titoli accademici.

A Firenze si dedicò agli studi di matematica e cominciò a compiere osservazioni fisiche e a formulare alcuni teoremi di geometria e di meccanica, che rese noti solo più tardi.
Dallo studio di 
Archimede fu portato a progettare la bilancetta per determinare il peso specifico dei corpi.

Nel 1589 Galileo Galilei ottene la cattedra di matematica all’Università di Pisa, dove vi rimase per tre anni, durante i quali formulò la legge della caduta dei gravi.

Nel 1592 Galileo Galilei passò ad insegnare matematica all’Università di Padova, dove trascorse dieci anni.

Quando entrò in possesso del telescopio nel 1609 avviò una serie di scoperte astronomiche, che espose nel Sidereus nuncius (Avviso astronomico). Le scoperte annunciate erano sensazionali: i quattro satelliti di Giove, denominati pianeti “medicei” in onore del granduca di Toscana, Cosimo II de’ Medici, suo allievo e futuro protettore; la superficie della luna non era liscia e costituita di etere come aveva detto Aristotele, ma presentava dei crateri; e le fasi di Venere, determinate dalla sua rotazione intorno al Sole. Le sue scoperte furono riconosciute valide dalla comunità scientifica e dallo stesso Keplero. Ma allo stesso tempo cominciarono i suoi problemi con gli aristotelici e con la Chiesa, appoggiando Galileo Galilei la teoria eliocentrica di Copernico, secondo la quale la Terra ruota attorno al Sole insieme ai pianeti del sistema solare.

Nel febbraio del 1612 un domenicano accusò di eresia i copernicani e nel 1616 Galileo Galilei fu citato al Santo Uffizio per via delle Lettere copernicane, in cui abbraccia la teoria copernicana ed esprimeva la sua concezione della scienza e della fede.
Galileo Galilei infatti era convinto che la Bibbia, oggetto della fede, è un libro scritto in lingua popolare, per essere accessibile a tutti i fedeli, ed è finalizzato alla salvezza e arbitro in campo etico-religioso. La natura, invece, oggetto della scienza, è un libro scritto in lingua matematica, finalizzato alla conoscenza e arbitro in campo naturale.
Andava, quindi, contro i teologi che affermavano che la Bibbia dovesse avere validità tanto in campo etico-religioso quanto in campo scientifico, essendo stata scritta dallo Spirito Santo.
I contrasti tra le verità scientifiche e la Bibbia, quindi, vanno risolti rivedendo l’interpretazione delle Sacre Scritture.

Il 24 febbraio 1616 i teologi dichiararono il copernicanesimo all’unanimità eretico e falso in filosofia. Le lettere copernicane, in quanto di carattere privato non furono citate, mentre il 3 marzo 1616 vennero poste nell’Indice dei libri proibitile opere di Copernico e di altri copernicani.

Intanto, il 26 febbraio 1616, Galileo Galilei viene formalmente ammonito dal cardinale Bellarmino, in circostanze non del tutto chiare.

Il verbale della seduta costituisce un “giallo storico“. Il foglio, infatti, ha l’aspetto di una minuta e di una trascrizione e per di più non reca né la firma del notaio né dei testimoni né di  Galileo Galilei. Dal momento che nel fascicolo dell’Inquisizione, numerato ininterrottamente pagina per pagina, non si trova in proposito un documento “originale” e legalmente autentificato, e poiché i termini del verbale appariranno a Galileo Galilei nel processo del 1633 novissimi et come inauditi, alcuni storici negano l’esistenza di un vero e proprio precetto del 1616, ritenendolo un falso fabbricato più tardi per avere prove contro Galilei.

Inoltre Galileo Galilei richiese e ottenne da Bellarmino un certificato in cui risultasse di essere stato ammonito di non difendere né tenere la teoria copernicana, senza con ciò che egli abbia abiurato la medesima o abbia ricevutopenitenze salutari.

Nel 1632 Galileo Galilei, incoraggiato dall’elezione di papa Urbano VIII, uomo di mente aperta e suo antico estimatore, pubblicò il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, il tolemaico e il copernicano, nel quale, scrivendo in volgare e in uno stile piano e lineare che rendeva il testo accessibile anche al largo pubblico, proponeva il contrasto tra le opposte tesi cosmologiche tolemaica e copernicana. Ma Urbano VIII premuto da circostanze politiche interne e internazionali (la Guerra dei Trent’anni, che vedeva contrapposti regnanti cattolici e protestanti, stava agitando tutta l’Europa) e indotto a usare particolare rigore contro ogni posizione sospettata di riuscire pericolosa per l’istituzione ecclesiastica, lasciò che i Gesuiti condannassero le tesi esposte da Galilei.

Galileo Galilei, veccho e malato, fu costretto a comparire nel febbraio del 1633 davanti al Tribunale dell’Inquisizione. Tre mesi dopo, il 22 giugno, il grande scienziato che aveva quasi settant’anni, venne condannato agli arresti domiciliari a vita e costretto a pronunciare in ginocchio e in abito di penitenza, di fronte ai cardinali che lo avevano condannato, l’abiura delle proprie tesi.

Lo scienziato trascorse gli ultimi anni della sua vita segregato forzatamente nella propria dimora, dapprima a villa Medici a Roma, poi nella sua residenza di Arcetri, vicino a Firenze. Galilei era ormai indebolito dall’età e dalla progressiva cecità e la prematura scomparsa (1634) della figlia naturale Virginia, suor Maria Celeste, inferse un duro colpo a un’esistenza già particolarmente tormentata. Nonostante ciò proseguì le sue ricerche e, eludendo la sorveglianza del Santo Uffizio, riuscì a far pervenire in Olanda il frutto delle sue ultime ricerche.

Galileo Galilei morì ad Arcetri l’8 gennaio del 1642, aveva 78 anni.

Anche se morto, continua la condanna di Galilei per veemente sospetto di eresia”. La Chiesa si oppone alla realizzazione di un sepolcro monumentale e la salma è tumulata provvisoriamente in una piccola tomba nella stanzetta sottostante il campanile della chiesa di Santa Croce. Solo dopo quasi un secolo, nel 1736, per iniziativa dell’ultimo dei granduchi medicei, Giangastone, i resti dello scienziato vengono traslati, insieme a quelli dell’amato allievo Viviani e della figlia Virginia, in una tomba monumentale all’interno della basilica.

Ai lati dell’urna si trovano la statua della Geometria, che celebra le ricerche galileiane sul piano inclinato e sulla caduta dei gravi, e quella dell’Astronomia che mostra la scoperta galileiana delle macchie solari. Il sepolcro è sovrastato dal busto di Galileo Galilei con in mano il cannocchiale.

Il 31 ottobre del 1992, 359 anni dopo la morte dello scienziato pisano, papa Giovanni Paolo II ha ammesso gli errori compiuti dai teologi della Chiesa cattolica nel processo di Galileo Galileo “riabilitandone” la figura di scienziato