La lunga crisi della repubblica romana

 

Il periodo successivo alla conquista del Mediterraneo (con le guerre puniche, la guerra contro i Macedoni e la guerra siriaca) fu caratterizzato da gravi conflitti sociali e politici portarono alla crisi delle istituzioni repubblicane.Si aprì un grave conflitto sociale e politico.

 

Tutti coloro che avevano partecipato alle guerre di conquista infatti si aspettavano una ricompensa. 

 

I senatori furono soddisfatti, riuscirono ad accaparrarsi la maggior parte delle terre conquistate. Lo stato infatti non aveva più promosso la formazione di colonie, ma aveva lasciato che i senatori si impadronissero di queste terre o al massimo, le comprassero a poco prezzo.

In questo modo essi divennero proprietari di  immensi patrimoni fondiari (latifondi) chiamati ville, cioè gigantesche aziende agricole in cui lavoravano migliaia di schiavi come contadini e come pastori.

(Attenzione: tieni conto che ai senatori era vietato praticare il commercio.  

Al commercio e all’artigianato si dedicavano invece, con alti guadagni, gli equites o cavalieri, uomini plebei che erano diventati così ricchi da potersi permettere un cavallo e potevano dare un apporto determinante all'esercito romana)

 

L’altra attività a cui erano dediti i senatori era la riscossione delle tasse che garantiva entrate considerevoli di denaro in quanto era di fatto accettato che essi richiedessero somme più alte di quelle stabilite dallo stato e si tenessero la differenza.  (Cosa vi ricorda? Oggi lo chiameremmo pizzo, tangente, o come?) 

 

Ma quale ricompensa era destinata ai soldati comuni romani o italici che fossero? Be, non un granchè, a dire il vero. Solo i cittadini romani, cioè coloro che godevano della cittadinanza romana, potevano sperare, oltre che in piccoli lotti di terra, in una riduzione delle tasse. Gli altri potevano sperare solo di ricevere qualche piccolo appezzamento.

I piccoli proprietari terrieri, tuttavia, dovendo andare a combattere, non avendo schiavi che lavorassero al posto loro, quando tornavano dalle compagne di guerra, visto che il loro terreno era stato incolto, si trovavano indebitati fino al collo ed erano costretti, per salvarsi, a vendere il loro appezzamento ai senatori che così ingrandivano ancora di più le loro già grandi proprietà.

 

Il conflitto sociale ebbe poi anche un risvolto politico, si crearono due fazioni. 

Le due fazioni che si crearono a Roma in questo periodo furono quella degli ottimati che erano contrari alla distribuzione delle terre ed erano favorevoli a mantenere i privilegi della classe senatoria, in primis il possesso di vasti latifondi lavorati da schiavi, con la motivazione che con la loro produzione garantivano la distribuzione di grano alla plebe cittadina.

L’altra fazione era quella dei popolari, egualmente di origine patrizia. Loro erano però favorevoli a distribuire terre ai cittadini romani, in modo da favorire l’autonomia e la libertà dei contadini per aumentare il numero di coloro che godessero della cittadinanza romana e quindi potessero essere arruolati come soldati. Anzi proponevano anche di concedere la cittadinanza agli italici in modo che anch'essi potessero combattere e ricevere le ricompense previste per i cittadini. Questo conflitto era però insanabile.

 

Per Roma si aprì un lungo periodo di gravi contrasti e di guerre civili, dovuti a motivi economici per la suddivisione della terra, a motivi politici, per il controllo del senato, sociali per l’assegnazione della cittadinanza, ancora sociali per la ribellione degli schiavi sulla pelle dei quali roma stava costruendo la sua ricchezza. A questi problemi cercarono di dare una risposta i fratelli gracchi. Due fratelli di origine nobile, imparentati con gli Scipioni, che furono i capi del partito dei popolari tra il 133 e il 123 a.C. per una decina di anni e cercarono di affrontare questa grave situazione proponendo alcune riforme: 

  1. limitare l'accaparramento delle terre da parte dei nobili,

  2. ridistribuire la proprietà fondiaria (della terra)

  3. limitare il potere del senato

  4. concedere la cittadinanza agli italici.

 

Tiberio Gracco, eletto tribuno tribuno della plebe, nel 133 a.C. promosse una riforma agraria per limitare, in modo nemmeno troppo pesante, l’occupazione di terre da parte dei senatori: un privato non poteva possedere più di 125 ettari di terreno, che arrivavano a 250 ettari, nel caso in cui avesse figli maschi. 

 

L’altra riforma intendeva distribuire ai cittadini poveri i terreni recuperati da questa suddivisione in lotti da 30 iugeri Questa riforma presentava due  vantaggi: Ridurre il proletariato urbano, offrire la possibilità di arruolare nell’esercito altri soldati cittadini romani.

Infatti i cittadini che non avevano proprietà non potevano essere arruolati.

 

La cosa non piacque ai senatori che fecero uccidere lui e 300 suoi seguaci. 

 

Una decina di anni dopo, il fratello Caio Gracco, eletto tribuno della plebe, nel 123 a.C.,riprese il progetto di indebolire lo strapotere sei senatori. Promosse delle riforme per trasferire i potere ai comizi tributi nei quali erano rappresentati tutti i cittadini romani, limitando quello del senato che come sappiamo rappresentava gli interessi delle famiglie nobili. Inoltre stabilì che i tribunali, che dovevano giudicare i magistrati romani per i reati commessi durante la loro carica, dovessero essere composti solo da cavalieri. Secondo te un nobile romano si sarebbe fatto giudicare volentieri solo dai cavalieri ( i suoi nemici politici)

La terza riforma prevedeva la distribuzione di grano a prezzo politico alla plebe urbana. Infine Caio Gracco proponeva di estendere la cittadinanza romana ai latini e alcuni diritti agli italici in quanto né i latini né gli italici godevano ancora di diritti dei cittadini romani.

I senatori gli scatenarono contro tutto il popolo dicendo che l’allargamento dei diritti ai latini  agli italici avrebbe danneggiato i cittadini romani.

Egli fu addirittura dichiarato nemico pubblico quindi perseguitato militarmente. Mentre era assediato sul colle Aventino Caio Gracco preferì farsi uccidere da uno schiavo. Si calcola che circa 3000 suoi seguaci siano stati uccisi. 

Quindi le riforme dei gracchi fallirono totalmente.