Breve storia dell’UE (Unione Europea)


Negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, si creò nel mondo una contrapposizione ideologica tra due blocchi internazionali: quello occidentale (guidato dagli Stati Uniti), quello orientale (Polonia, Ungheria, ecc.).

Questo contrasto durò quasi 40 anni, fino al crollo del muro di Berlino (1989) i paesi aderenti ai due blocchi si scontrarono sul piano ideologico, tecnico, economico, sportivo.

(esempi:

  • in campo economico: economia liberista ed economia pianificata

  • in campo politico: democrazia e totalitarismo)


Questa tensione spinse i paesi occidentali a cercare forme di alleanza sia per scongiurare il pericolo di guerra sia per una cooperazione in campo economico-sociale. Le principali tappe del cammino dell’unificazione europea sono:

  • 1944 formazione del Consiglio d’Europa con lo scopo di promuovere la democrazia e i diritti dell’uomo

  • 1951 creazione della C.E.C.A. (Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio) avente come obiettivo la libera circolazione di persone, beni, servi e capitali al di là dei confini nazionali.

  • E’ però dopo la fine della guerra fredda che il processo di unificazione europea subisce una sensibile accelerazione, in particolare nel 1992 con il Trattato di Maastricht e la creazione dell’UE e dell’UEM (Unione Europea Monetaria).


UE: Unione Europea

Organismo sovranazionale con finalità di avere una politica estera di sicurezza comune, di cooperazione di polizia giudiziaria anche al fine di costruire una collaborazione contro la criminalità internazionale.


UEM: Unione Economica e monetaria

Area caratterizzata da una moneta unica dalla libera circolazione di beni, capitali e persone, e da una politica monetaria unica che si pone come principale obiettivo la stabilità dei prezzi, il controllo sugli stessi, il controllo dell’emissione di monete e la fissazione del tasso di interesse attraverso la Banca centrale europea.


Fonti del diritto comunitario

L’ordinamento giuridico europeo è parte integrante della nostra realtà politico-sociale.

Gli europei non sono solo cittadini del proprio Stato, ma anche cittadini europei, e come tali soggetti a diversi tipi di norme: norme comunitarie

norme nazionali cittadino europeo

norme regionali

norme comunali


Sono esempi di norme europee oltre i trattati costitutivi, i regolamenti e le direttive.

Regolamenti→ sono atti giuridici vincolanti; impongono uno stesso diritto in tutta l’Unione e sono integralmente validi in tutti gli stati membri: pertanto impongono obblighi o conferiscono diritti direttamente ai cittadini.

Direttive→ vincolano gli Stati membri solo per quanto riguarda l’obiettivo da raggiungere, e impongono agli Stati membri di recepirle mediante leggi nazionali.


La politica europea per il turismo

Il turismo è un’attività economica di rilievo, con un impatto positivo sulla crescita economica e sull’occupazione in Europa. Per questi motivi l’UE delinea una politica volta a sostenere il turismo come settore fondamentale dell’economia e propone iniziative per promuovere la sua sostenibilità e competitività. In Europa infatti il turismo rappresenta la terza attività economica dopo commercio e costruzioni, rappresenta il 10% del PIL e inoltre fornisce il 12% dell’occupazione totale. L’Europa è anche la prima destinazione turistica nel mondo.

L’obiettivo è far sì che lo resti anche per il futuro creando un ambiente favorevole per lo sviluppo delle imprese del settore.

L’Unione Europea, che è cosciente che accanto alle criticità del settore (domande elastica e stagionale, rigidità dell’offerta) ce ne sono altre: crisi economica, andamento demografico, cambiamenti climatici.

Il turismo europeo deve pertanto evolvere puntando su competitività, innovazione e qualità.

Le proposte per uno sviluppo del turismo sono:


  • sostegno alle imprese

  • puntare sull’immagine attraverso la realizzazione di marchi

  • modernizzare le infrastrutture e i sistemi elettronici di vendita

  • migliorare la professionalità degli addetti

  • armonizzare i sistemi di classificazione alberghiera


In generale bisogna sviluppare una politica europea per il turismo che va oltre i particolarismi nazionale e che ponga l’Europa al centro di tutto, valorizzare e promuovere il prodotto Europa, e la sfida del prossimo futuro per far ciò è che gli Stati devono sviluppare forme di collaborazione facendo sistema.


Diversificazione e sostenibilità

Due concetti chiave per capire lo sviluppo del turismo sono: la diversificazione dell’offerta e la realizzazione di un turismo sostenibile.

Con il primo aspetto si vuol mettere in risalto il fatto che ormai le motivazioni del viaggio o sono le più diverse: esiste un turismo d’affari, religioso, culturale.

Con il secondo aspetto si vuole sottolineare che, se si vuole che una qualunque località diventi e resti una destinazione turistica, è necessario porre attenzione all’ambiente naturale; la competitività stessa è legata alla sostenibilità. Ciò comporta la creazione di un turismo sostenibile, cioè di un turismo che entri in armonia con la tutela dell’ambiente. In caso contrario, il degrado ambientale porta necessariamente con sé il declino delle località turistiche, con tutte le conseguenze economiche sociali.


Turismo e risorse

Per garantire alle imprese turistiche crescita e competitività è necessario garantire l’accesso a varie forme di finanziamento. L’UE già da tempo ha introdotto strumenti di credito come la Banca europea degli investimenti e i fondi strutturali. Altri strumenti derivano da finanziamenti agevolati nazionali e finanziamenti ordinari.



In Europa BEI (BANCA INVESTIMENTI EUROPEI)

fondi strutturali


In Italia finanziamenti agevolati (Stato)

finanziamenti ordinari (banche e cittadini)


Definiamo turismo l’insieme delle attività realizzate dalle persone durante i loro viaggi e soggiorni in luoghi diversi da quello di residenza a scopo di vacanza o per altri motivi (lavoro, studio, …).


Poiché si possa parlare di turismo è però necessario che il viaggio includa almeno un pernottamento; in caso contrario si parla di escursionismo.

Definiamo turismo l’insieme delle attività realizzate dalle persone durante i loro viaggi e soggiorni in luoghi diversi da quello di residenza a scopo di vacanza o per altri motivi (lavoro, studio, …).

Poiché si possa parlare di turismo è però necessario che il viaggio includa almeno un pernottamento; in caso contrario si parla di escursionismo.


Il mercato turistico

Si definisce mercato turistico l’insieme degli scambi di beni e servizi turistici originati dall’incontro fra domanda e offerta.

Il mercato turistico offre diversi servizi:

- alloggio

- ristoro

- trasporto

- organizzazione e intermediazione.

La domanda turistica

La domanda turistica è costituita dall’insieme delle richieste di beni e servizi effettuati dai turisti. La domanda turistica ha due caratteristiche fondamentali: elasticità e stagionalità.

  1. Elasticità: la domanda turistica è elastica perché varia in funzione di molti fattori quali ad esempio economici, climatici, instabilità politico-sociale, demografici e culturali.

  2. Stagionalità: tendenza della domanda a concentrarsi in determinati noti periodi dell’anno. Ciò determina alternanza di periodi di attività e periodi di scarsa attività o chiusura.


L’offerta turistica

L’offerta turistica è rappresentata da tutti i beni e servizi che le imprese vendono sul mercato. L’offerta turistica è rigida perché non può adeguarsi in tempi brevi alle variazioni della domanda. Le imprese turistiche infatti hanno una capacità produttiva limitata dalle dimensioni delle strutture e possono espandersi nel lungo periodo e con nuovi investimenti.


Il prodotto turistico

Il prodotto turistico si compone di diversi elementi. Il turista che arriva in una località non utilizza solo il servizio di ospitalità, ma anche tutto ciò che gravita intorno ad esso: vie di comunicazione, ristoranti, alberghi, locali di intrattenimento e sportivi, stabilimenti balneari, ecc. Inoltre la località è accessibile, sicura e ospitale. L’esistenza di tutti questi servizi fanno di una località una destinazione turistica.

Tutti questi servizi ricadono sotto la responsabilità di soggetti diversi: imprese, Stato, enti locali.

Pertanto un prodotto turistico impresa, nella sua accezione più ampia di area geografica più o meno vasta, avrà successo se tutti gli operatori lavoreranno in collaborazione facendo sistema ponendosi come obiettivo principale la soddisfazione del turista.


Il rischio di impresa

Il prodotto turistico può anche essere visto come il servizio fornito dalla singola impresa. In tal caso le imprese che lo offrono, come tutte le imprese, sono sottoposte al rischio economico, ovvero al rischio di non avere adeguati guadagni e, nel tempo, di fallire. Questo rischio è più elevato nel settore turistico per i seguenti motivi:

1) caratteristiche di domanda e offerta

2) elevata incidenza dei costi fissi

3) mancanza di una funzione riequilibratice delle scorte

4) rigidità ed elevato costo del lavoro


1) Una domanda elastica unita ad un’offerta rigida aggravano il rischio d’impresa, poiché un calo delle vendite provoca mancati incassi, mentre i costi sostenuti non diminuiscono

2) Come sappiamo, i costi si dividono in fissi e variabili; i fissi devono essere sostenuti indipendentemente dalle vendite. nelle imprese turistiche, e in particolare gli alberghi, i costi fissi sono la maggioranza.

3) Il servizio turistico è a consumo immediato, pertanto la stanza inutilizzata un dato giorno è produzione persa: perché i costi sostenuti per la sua produzione non potranno più essere recuperati.

4) Il costo del personale è un costo fisso fra i più elevati dell’impresa, inoltre il fattore lavoro presenta un certo grado di rigidità perché il personale assunto per una data mansione non può essere adibito a ruoli diversi.


QUESTIONARIO

1) Quale nel mondo alla fine della Seconda Guerra Mondiale?

2) Quali furono le prime forme di collaborazione fra i Paesi dell’Europa occidentale?

3) Che differenza c’è tra UE e UEM, e quali sono le loro funzioni?

4) Che differenza esiste tra regolamenti e direttive?

5) Qual è l’importanza del turismo in Europa?

6) Quali sono i punti critici del turismo europeo?

7) Su cosa dovrebbe puntare il turismo europeo per evolvere, e a quali risorse può attingere?

8) Spiega i significati di diversificazione e sostenibilità

9) Cosa si intende per domanda e offerta turistica e quali caratteristiche Presentano?

10) Spiega perché le imprese turistiche operano in condizioni di elevato rischio economico.


La legislazione turistica

Fra i diritti fondamentali del cittadino vi sono quelli della salute e della sicurezza.

Le imprese pertanto devono garantire i dipendenti e i clienti:


1. sicurezza sui luoghi di lavoro: la legge 9/4/2008 n. 81, meglio conosciuta come TUSL, contiene un insieme di norme con lo scopo di tutelare i lavoratori pubblici e privati. Si applica a tutti i settori di attività e prevede, per ogni luogo di lavoro, una serie di formalità che riguardano:

- l’individuazione dei soggetti coinvolti nella gestione della sicurezza

- la valutazione dei rischi

- il documento di valutazione

Datore di lavoro: i suoi compiti sono valutare tutti i rischi e compilare il relativo documento, organizzare il servizio di prevenzione e protezione, e nominare il relativo responsabile. Inoltre deve provvedere all’informazione e formazione dei lavoratori, nominare il medico competente. Deve fornire ai lavoratori i dispositivi di protezione individuale.

Dirigente: attua direttiva del datore di lavoro

Responsabile servizi prevenzione protezione (RSPP): collabora alla valutazione dei rischi e alla compilazione del documento

Responsabile dei lavoratori per la sicurezza (RSL): rappresenta i lavoratori, devono rispettare gli obblighi e applicare le norme sulla sicurezza

Il metodo competente: effettuare visite preventive e periodiche e decidere sull’idoneità dei lavoratori


2. la valutazione dei rischi: è un obbligo del datore di lavoro in collaborazione con RSPP e il RSL.

Nella valutazione dei rischi si deve tenere conto del tipo di ambiente di lavoro, dei processi che intervengono al suo interno e della sua complessità.

I rischi possono derivare da:

- agenti fisici: rumori, vibrazioni

- agenti chimici: solventi, sostanze tossiche

- agenti biologici: batteri, funghi

- incendi ed esplosioni

- scorretto uso di macchinari

- stress e sovraccarico di lavoro


  1. il documento di valutazione dei rischi: è la relazione compilata a seguito della valutazione dei rischi, e deve contenere l’elenco delle misure di prevenzione e protezione usate, l’individuazione delle mansioni coinvolte nel processo e i compiti a loro assegnati, e infine l’individuazione delle mansioni esposte a rischio che richiedono un addestramento specifico.


  1. Vigilanza e controllo

La vigilanza e il controllo delle misure di sicurezza spetta a: ASL, Comando dei vigili del fuoco. INAIL, Questura, carabinieri, Enti locali.


La normativa antincendio

Il Testo Unico Sicurezza e Lavoro (TUSL), all’art.46 regolamenta la prevenzione incendi sui luoghi di lavoro. Tale prevenzione è una funzione di competenza statale e ha lo scopo di garantire la sicurezza delle persone e la tutela dei beni e dell’ambiente. In particolare i pubblici esercizi devono garantire l’incolumità degli ospiti e del personale. A tal fine la legge prevede le seguenti misure:

  • facilitare l’accesso ai mezzi di soccorso

  • valutazione resistenza al fuoco della struttura

  • eliminare delle barriere architettoniche

  • istituire dei percorsi di fuga e planimetrie

  • estintori

  • sistemi di allarme

  • addestramento del personale e prove di evacuazione.

Il Comando dei vigili del fuoco effettua i controlli per verificare il rispetto della normativa, e rilascia il Certificato Prevenzione Incendi (CPI) obbligatorio nelle strutture con più di 25 posti letto e nei locali adibiti a spettacolo con più di 100 posti.

Il CPI attesta il rispetto delle prescrizioni previste dalla normativa e la sussistenza delle misure di sicurezza.


QUESTIONARIO SULLA SICUREZZA

1) Chi sono, nelle imprese, i soggetti coinvolti nella gestione della sicurezza

2) Quali sono i compiti del datore di lavoro in materia di sicurezza

3) Chi è il RSPP, cosa fa e da chi è nominato?

4) In cosa consiste la valutazione dei rischi e quali tipi di rischi vengono esaminati?

5) Cosa è e cosa deve contenere il documento di valutazione dei rischi

6) A chi spettano le funzioni di vigilanza e di controllo

7) Quali sono le principali misure antincendio da adottare nei luoghi di lavoro

8) Cosa è il CPI e da chi è rilasciato?

TRATTAZIONE SINTETICA DI ARGOMENTI

  1. Il candidato, dopo aver descritto le principali norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e antincendio, effettui la valutazione dei rischi in un hotel di medie dimensioni con riferimento ai reparti di ricevimento e food and beverage.

  2. Dopo aver spiegato l’importanza che assume il turismo in Europa, descrivete le principali criticità del settore e gli interventi da effettuare per migliorare l’offerta turistica.


LA FORMA GIURIDICA DELL’IMPRESA

CONCETTI IMPORTANTI: azienda, impresa, imprenditore, società.

Azienda: organizzazione di persone e di beni. Le aziende possono essere: aziende di erogazione (famiglia , Stato) - aziende di produzione (imprese).

IMPRENDITORE: è colui che esercita professionalmente una attività economica organizzata ai fini della produzione di beni e servizi.

L’IMPRESA può essere:

  • Individuale: un solo proprietario (imprenditore) che apporta il capitale e si assume iniziativa e rischio. Un caso particolare di impresa individuale è l’impresa famigliare.

  • Collettiva: 2 o più persone conferiscono il capitale dando vita ad una società.

La SOCIETA’ è un’impresa collettiva e può essere:

  • Società di capitali (SPA - SAPA - SRL) = responsabilità limitata dei soci - personalità giuridica della società

  • Società di persone (SNC - SAS) = responsabilità illimitata, solidale e sussidiaria dei soci nei confronti dei debiti.

AGGREGAZIONE DI IMPRESE

Gruppo aziendale = è una concentrazione di imprese sotto uno stesso soggetto economico (holding)

RISCHIO D’IMPRESA . nelle imprese turistiche il rischio d’impresa è molto elevato a causa di: domanda elastica - offerta rigida - alti costi fissi - alto costo del personale.

IL PATRIMONIO

E’ l’insieme dei mezzi economici a disposizione dell’imprenditore in un dato momento. I beni necessari sono acquistati con denaro proveniente dall’imprenditore o da prestiti, per cui diamo le seguenti definizioni:

PL (patrimonio lordo) = insieme dei beni

PN (patrimonio netto) = apporti dell’imprenditore (denaro dell’imprenditore)

DEBITI 0 finanziamenti esterni

Vale la relazione: PL = PN + DEBITI PN = PL - DEBTI

RAPPRESENTAZIONE DEL PATRIMONIO

ATTIVO

PASSIVO

Beni a disposizione

PN

Debiti

PL 100

Tot. passivo 100


Classificazione:

ATTIVO

PASSIVO

Immobilizzazioni

Attivo circolante

PN

Debiti a lungo termine (scadenza > 1 anno)

Debiti a breve termine (scadenza < 1 anno)

 

IMMOBIIZZAZIONI:

  • immateriali (brevetti - spese di impianti…)

  • materiali impianti - macchinari - arredi….)

  • finanziarie (crediti a lungo termine)

ATTIVO CIRCOLANTE

  • rimanenze

  • crediti a breve termine

  • liquidità (denaro in cassa o in banca)

VALUTAZIONE DEI BENI A FINE ANNO

Alla fine di ogni anno (31/12) le imprese devono rappresentare il patrimonio evidenziando attività, debiti e PN. Si può procedere come segue:

1. si valutano attraverso l’inventario i beni che costituiscono l’attivo. Per fare ciò la legge individua dei criteri:

  • le immobilizzazioni materiali e immateriali vengono valutate al costo di acquisto diminuito ogni anno di una quota detta di ammortamento

  • le rimanenze vengono valute con il metodo LIFO, FIFO e media ponderata

  • i crediti vengono valutati al presunto valore di realizzo.

2. si determina l’importo dei debiti

3. si sottrae al valore dell’attivo il valore dei debiti: PN = PL - DEBITI

Il confronto fra il PN finale e quello iniziale misura il REDDITO DI ESERCIZIO.

Se PN finale > PN iniziale = UTILE

Se PN finale < PN iniziale = PERDITA


LA SRUTTURA FINANZIARIA

La capacità di un’impresa di affermarsi sul mercato e di sviluppare con successo la propria attività dipende da diversi fattori. Alcuni riguardano il modo di operare (es. scelta del mercato, dei prodotti, dei prezzi…), altri riguardano la società finanziaria delle imprese. Le imprese, infatti, devono impostare e mantenere nel tempo una corretta ed equilibrata struttura finanziaria. Per STRUTTURA FINANZIARIA intendiamo la combinazione ottimale delle varie fonti di finanziamento in relazione alle diverse tipologia di investimento. Poiché non esiste una struttura finanziaria ottimale, ogni impresa dovrà cercare la sua fra le diverse tra le diverse opportunità e in base alla situazione economica generale.

STIMA DEL FABBISOGNO FINANZIARIO

Il fabbisogno finanziario è la quantita’ di mezzi finanziari necessari per far fronte all’attività aziendale. Il fabbisogno finanziario si soddisfa attraverso i finanziamenti. Si distingue:

  1. fabbisogno finanziario al momento della costituzione dell’azienda, in tale fase la quantità dei mezzi monetari dipende dal progetto di impresa (dimensioni ecc.). si dovrà sempre tener conto degli investimenti per acquistare immobilizzazioni, degli investimenti in capitale circolante e della liquidità necessaria per affrontare le prime fasi della gestione.

  2. fabbisogno finanziario durante la gestione dell’azienda, tale fabbisogno dipende dagli squilibri finanziari dovuti alla necessità di coprire i costi di acquisto di merci, materie prime oppure necessità di effettuare nuovi investimenti   


LE FONTI DI FINANZIAMENTO

Sono:

  1. FONTI INERNE = conferimenti imp. a dei soci - autofinanziamento

  2. FONTI ESTERNE = debiti a breve termine (< 1 anno) - debiti a lungo termine (> 1 anno)

Per assicurare all’azienda una struttura finanziaria corretta è necessario rispettare le seguenti condizioni:

  1. Le immobilizzazioni vanno finanziate con capitale proprio o debiti a lungo termine

  2. L’attivo circolante va finanziato con capitale proprio o debiti a breve termine

  3. Il totale dei debiti non dovrebbe superare il totale delle fonti interne.

  4. Se tali condizioni sono rispettate, l’azienda oltre ad avere una struttura finanziaria corretta riuscirà anche a pagare i debiti alla scadenza, sarà cioè in EULIBRIO FINANZIARIO.

Se:

  • ATTIVO CIRCOLANTE ≥ DEBITI breve termine = EQUILIBRIO FINANZIARIO

  • ATTIVO CIRCOLANTE ≤ DEBITI breve termine = SQUILIBRIO FINANZIARIO

  • CAPITALE PROPRIO ≥ DEBITI a breve e lungo termine = AZIENDA ben CAPITALIZZATA

  • CAPITALE PROPRIO < DEBITI a breve e lungo termine = AZIENDA sotto CAPITALIZZATA

Situazione OTTIMALE Situazione PROBLAMATICA

ATTIVO

PASSIVO

ATTIVO

PASSIVO

Immobilizzazioni 300

Attivo circ. 200

 

Tot. 500

PN 250

Debiti l.t 70

Debiti b.t 180

Tot. 500

Immobiliz. 300

At. circ. 200

 

Tot. 500

PN 150

Debiti l.t 170

Debiti b.t 180

Tot. 500

Situazione NEGATIVA

ATTIVO

PASSIVO

Immobiliz. 300

At. circ. 200

 

Tot. 500

PN 150

Debiti l.t 100

Debiti b.t 250

Tot. 500

Esercizio:

ATTIVO

PASSIVO

Immobiliz. 250

At. circ. 110

 

Tot. 360

PN 200

Debiti l.t 100

Debiti b.t 60

Tot. 360

L’azienda è in EQUILIBRIO FINANZIARIO perché AC > DBT ed è anche BEN CAPITALIZZATA perché PN > Tot. DEBITI


CARATTERISTICHE FONTI DI FINANZIAMENTO

FONTI INTERNE

  1. Non hanno scadenza

  2. Non comportano obbligo di remunerazione

  3. Sono capitale di pieno rischio

FONTI ESTERNE

  1. Hanno scadenza

  2. Comportano obbligo di remunerazione

  3. Sono a rischio limitato

FATTORI CHE CONDIZIONANO LA SCELTA DEI FINANZIAMENTI

  1. Forma giuridica dell’impresa

  2. Capacità di ottenere credito

  3. Costo del denaro

  4. Calcoli di convenienza economica

1. Forma giuridica dell’impresa

Le aziende possono assumere la forma giuridica di impresa individuale o collettiva. Nel primo caso si tratta di imprese di piccole dimensioni con limitati fabbisogni finanziari, coperti prevalentemente dall’imprenditore.

Le imprese collettive sono, invece, aziende di medie-grandi dimensioni con maggior facilità di reperire sul mercato i finanziamenti necessari sia a titolo di capitale proprio che di credito. In particolare, le SPA e le SAPA possono attingere direttamente al risparmio privato tramite l’emissione di azioni e obbligazioni.

2. Capacità di ottenere credito

Tale capacità dipende dalle garanzie che il debitore può fornire. Esse possono essere:

  • REALI = pegno - ipoteca (riguardano beni)

  • PERSONALI = avallo - fideiussione (riguardano la persona)

3. Costo del denaro

Rappresenta l’interesse da pagare al finanziatore; più il tasso di interesse è alto, più si riduce il ricorso al credito e viceversa. Fra tutti i finanziamenti possibili saranno privilegiati quelli che comportano un minor costo per l’azienda.

FIDO BANCARIO

Il FIDO è l’importo massimo di credito che una banca concede sotto qualsiasi forma a un cliente che ne ha fatto richiesta. Prima di concedere il prestito, la banca deve però valutare l’affidabilità del cliente. Dovrà, quindi, svolgere una serie di analisi e indagini per valutare il rischio dell’operazione. La banca dovrà controllare le doti morali del cliente (serietà - puntualità nei pagamenti….), la sua consistenza patrimoniale e la sua capacità di produrre reddito. Verranno, inoltre, valutate tutte le garanzie che il cliente può offrire. A tal fine, la banca prenderà informazioni presso le sedi dell’impresa stessa, presso le Camere di commercio, presso le Cancellerie dei tribunali e presso le Centrali dei rischi (organo presso la Banca d’Italia che raccoglie tutti prestiti concessi dalle banche ai loro clienti). Tali ricerche hanno lo scopo di compiere un attento esame sulla situazione economica-finanziaria dell’azienda per valutare l’affidabilità del cliente. Altro fattore molto importante è la valutazione del settore in cui opera l’azienda del cliente. Inoltre, le aziende di credito (banche…) tendono a non concentrare tutti i fidi nello stesso settore per ridurre i rischi.

Al termine di tutte queste ricerche, se il cliente è ritenuto affidabile, vengono determinati l’importo massimo e le modalità di utilizzo del fido.

Secondo le modalità, il fido può essere:

  • FIDO PER CASSA cioè un vero e proprio prestito messo a disposizione dalla banca

  • FIDO PER FIRMA cioè la banca garantisce il pagamento di un debito del cliente.

FIDO/PRESTITO

Il FIDO si distingue dal prestito in quanto consiste nella facoltà data al cliente di utilizzare un certo ammontare di fondi secondo modalità e tempi previsti. Il PRESTITO costituisce il credito effettivamente utilizzato. La concessione del fido è limitata dalle disponibilità di denaro della banca e dalle disposizioni della Banca Centrale Europea.

ANALISI FONTI DI FINANZIAMENTO (cap. 2)

  1. FONTI INTERNE: sono rappresentate dal capitale conferito dall’imprenditore o dai soci e dall’autofinanziamento. Per quanto riguarda i conferimenti, si può portare in azienda sia denaro, sia crediti, sia beni mobili o immobili. In quest’ultimo caso, è necessaria una perizia tecnica da parte di un esperto che certifichi l’effettivo valore dei beni. L’AUTOFINANZIAMENTO è, invece, quella parte degli utili non prelevata dall’imprenditore e non distribuita ai soci e che resta investita nell’azienda. Nelle società gli utili non distribuiti vengono contabilizzati nella voce “RISERVE” che rappresenta una voce del capitale.

ATTIVO

PASSIVO

Immobiliz. 700

At. circ. 300

 

 

 


Tot. 1000

PN 650

(Capitale sociale 500 = conferimento soci

Riserve 100 = autofinanziamento

Utile 50) = utile dell’azienda

Debiti l.t 150

Debiti b.t 200

Tot. 1000


UTILE 50, destinazione: 30 distribuito ai soci - 20 autofinanziamento




Dopo tali operazioni, la situazione patrimoniale sarà:

 

ATTIVO

PASSIVO

Immobiliz. 700

At. circ. 270

 

 

 


Tot. 970

PN 620

(Capitale sociale 500 = conferimento soci

Riserve 120 = autofinanziamento)


Debiti l.t 150

Debiti b.t 200

Tot. 1000


  1. FONTI ESTERNE:

  • CREDITO MERCANTILE

  • PRESTITI BANCARI (apertura di credito in conto corrente - smobilizzo crediti - anticipazioni - mutui)

  • PRESTITI OBBLIGAZIONARI

  • PRESTITI AGEVOLATI

  • LEASING - FACTORING

CREDITO MERCANTILE

L’acquisto di merci con pagamento dilazionato (30- 60 -90 gg) consente all’impresa di utilizzare subito tali beni rinviando ad un tempo successivo il pagamento. Tali operazioni rappresentano una vera operazione di finanziamento a breve termine.

APERTURA DI CREDITO IN C/C (conto corrente)

E’ un contratto con il quale la banca si obbliga a tenere a disposizione del cliente una somma di denaro per un dato periodo di tempo indeterminato. Il cliente può così effettuare prelevamenti fino all’importo massimo dal fido concesso, può inoltre con successivi versamenti ripristinare la disponibilità iniziale. Questi movimenti risultano graditi alla banca perché indicano che il prestito viene utilizzato per finanziare l’attivo circolante, inoltre la possibilità di effettuare anche dei versamenti può determinare saldi attivi a favore del cliente sui quali sarà la banca a pagare gli interessi. Lo scopo principale di tale finanziamento è quello di fornire all’azienda una elasticità di cassa ricorrendo temporaneamente al prestito nei periodi di scarsa liquidità.

Esempio

Si ottiene una Apertura di Credito di 30.000

  • Disponibilità iniziale + 5000

  • Pagamento fornitori 10.000

  • Saldi - 5000

  • Pagamento stipendi 15.000

  • Saldo 20.000

  • Versamento 5000

-15.000

  • Versamento 30.000

+ 15.000

SMOBILIZZO CREDITI

Con queste operazioni le imprese trasferiscono alla banca un credito non ancora scaduto; la banca liquida il credito trattenendosi una percentuale. Sono esempi di tale operazione:

  • Lo SCONTO DI CAMBIALE, la banca anticipa al cliente l’importo di una cambiale non ancora scaduta trattenendo uno sconto e le provigioni. Alla scadenza, il cliente dovrà pagare l’importo della cambiale alla banca . nel caso in cui il debitore non dovesse pagare, la banca chiederà i soldi al cliente.

  • ANTICIPO SU FATTURE, la banca anticipa al cliente l’importo relativo a fatture emesse nei confronti del suo cliente.

ANTICIPAZIONE SU TITOLI

Si tratta di un prestito concesso a un cliente dietro presentazione di garanzie reali cioè titoli quali azioni, obbligazioni, titoli di Stato. Il valore del prestito dipende dal valore dei titoli ma non è pari a questo, infatti, le banche per tutelarsi rispetto ad eventuali perdite di valore dei titoli stessi detraggono una percentuale come scarto di garanzia. In caso di mancato pagamento, alla scadenza la banca venderà i titoli trattenendosi la somma dovuta.

PRESTITO (o MUTUO) IPOTECARIO

E’ un prestito concesso da una banca sul quale maturano interessi fissi o indicizzati. Il prestito viene rimborsato con quote periodiche, secondo un piano di ammortamento prestabilito che comprender anche gli interessi.

Spesso il mutuo viene utilizzato per finanziare l’acquisto di un immobile (casa) e il prestito concesso può raggiungere anche il 70-80% del valore dell’immobile stesso. La concessione del mutuo è subordinata ad una ipoteca sul bene da comprare per cui, in caso di mancato pagamento, la banca può rifarsi sul bene ipotecato mettendolo all’asta e così recuperare il debito.

PRESTITO OBBLIGAZIONARIO

Forma di finanziamento a medio-lungo termine concesso solo alle SPA e alle SAPA. Con l’emissione di obbligazioni la società ottiene direttamente il prestito dai risparmiatori che acquistano le obbligazioni. Chi acquista obbligazioni ha diritto a ricevere un interesso periodico e il rimborso del prestito alla scadenza. Al momento dell’emissione delle obbligazioni, la società deve stabilire:

  • Prezzo di emissione

  • Tasso d’interesse

  • Durata del prestito

Chi acquista obbligazioni può venderle prima della scadenza incassando la quotazione del titolo in quel momento oppure può tenerle fino a scadenza incassando il valore prestato.

LEASING

E’ un contratto che prevede che un soggetto ceda ad un altro soggetto (in genere, un imprenditore o un libero professionista) il godimento di un bene strumentale mobile o immobile dietro il pagamento di canoni periodici. Alla scadenza del termine, l’utilizzatore può restituire il bene o acquistarlo pagando il prezzo di riscatto inizialmente pattuito.

Questo contratto consente alle imprese di avere l’immediata disponibilità di beni di costo elevato o soggetti a rapida obsolescenza (es. computer o altro genere di strumentazioni). Esistono 3 tipi di leasing:

1. FINANZIARIO

2. OPERATIVO

3. LEASE-BACK

1. LEASING FINANZIARIO coinvolge 3 soggetti: società di leasing - Impresa utilizzatrice - Imprese produttrice.

Questo tipo di leasing riguarda beni mobili non standardizzati e ha una durata di 3-5 anni, o beni immobili (edifici) con durata di almeno 10 anni.

2. LEASING OPERATIVO, il contratto viene sottoscritto fra 2 soggetti il produttore del bene e l’azienda utilizzatrice. Il contratto è in genere di breve durata (1 anno) ma può essere rinnovato, inoltre, prevede che tutti i servizi di assistenza , manutenzione e installazione siano a carico dell’impresa produttrice. La possibilità di pagare alla scadenza un prezzo finale di riscatto non è quasi mai prevista. Tale leasing viene utilizzato per beni ad elevata obsolescenza.

LEASE-BACK (leasing di ritorno)

L’impresa alberghiera vende per procurarsi denaro liquido un bene (immobile) a una società di leasing con cui stipula contestualmente un contratto di leasing avente per oggetto lo stesso bene che l’impresa intende continuare ad utilizzare.

VANTAGGI E SVANTAGGI DEI LEASING

Vantaggi:

  • consente di finanziare per intero l’investimento

  • non modifica la liquidità dell’impresa

  • non aumenta l’esposizione debitoria

  • ha tempo più breve rispetto al fido bancario

  • ha vantaggi fiscali

Svantaggi:

  • costo generalmente più alto di altre forme di finanziamento

  • scasa elasticità nella sostituzione del bene a breve scadenza

  • elevati costi della assicurazione


DOMANDE PER VERIFICA

1. Spiega cos’è il fabbisogno finanziario e da che cosa dipende il fabbisogno al momento della costituzione e quello durante la gestione dell’impresa.

Il fabbisogno finanziario è la quantita’ di mezzi finanziari necessari per far fronte all’attività aziendale.

  • fabbisogno finanziario al momento della costituzione dell’azienda dipende dal progetto di impresa (dimensioni ecc.). si dovrà sempre tener conto degli investimenti per acquistare immobilizzazioni, degli investimenti in capitale circolante e della liquidità necessaria per affrontare le prime fasi della gestione.

  • fabbisogno finanziario durante la gestione dell’azienda dipende dagli squilibri finanziari dovuti alla necessità di coprire i costi di acquisto di merci, materie prime oppure necessità di effettuare nuovi investimenti.

2. Spiega quali condizioni assicurano all’azienda una struttura finanziaria corretta.

Per assicurare all’azienda una struttura finanziaria corretta è necessario rispettare le seguenti condizioni:

  • Le immobilizzazioni vanno finanziate con capitale proprio o debiti a lungo termine

  • L’attivo circolante va finanziato con capitale proprio o debiti a breve termine

  • Il totale dei debiti non dovrebbe superare il totale delle fonti interne.

3. Spiega cosa s’intende per equilibrio finanziario

Per Equilibrio finanziario si intende la capacità di pagare i debiti alla scadenza. C’è equilibrio se l’Attivo Circolante è maggiore dei Debiti a breve e lungo termine.

4. Spiega il significato di azienda ben capitalizzata e sottocapitalizzata.

  • CAPITALE PROPRIO ≥ DEBITI a breve e lungo termine = AZIENDA ben CAPITALIZZATA

  • CAPITALE PROPRIO < DEBITI a breve e lungo termine = AZIENDA sotto CAPITALIZZATA

5. Spiega le caratteristiche delle fonti di finanziamento interne e esterne.

FONTI INTERNE: Non hanno scadenza - Non comportano obbligo di remunerazione -Sono capitale di pieno rischio

FONTI ESTERNE: Hanno scadenza - Comportano obbligo di remunerazione - Sono a rischio limitato

6. Spiega quali fattori influiscono sulla scelta delle forme di finanziamento.

I fattori sono:

  • Forma giuridica dell’impresa, le aziende possono assumere la forma giuridica di impresa individuale o collettiva. Nel primo caso si tratta di imprese di piccole dimensioni. Le imprese collettive sono, invece, aziende di medie-grandi dimensioni (SPA - SAPA)

  • Capacità di ottenere credito, tale capacità dipende dalle garanzie che il debitore può fornire

  • Costo del denaro, rappresenta l’interesse da pagare al finanziatore; più il tasso di interesse è alto, più si riduce il ricorso al credito e viceversa.

  • Calcoli di convenienza economica, tra i finanziamenti possibili verranno privilegiati quelli che comportano un minor costo per l’azienda

7. Differenze tra garanzie reali e personali.

Si dividono in:

  • GARANZIE REALI = pegno - ipoteca (riguardano beni)

  • GARANZIE PERSONALI = avallo - fideiussione (riguardano la persona)

8. Descrivi l’istruttoria del fido bancario.

Prima di concedere il prestito, la banca deve valutare l’affidabilità del cliente. Dovrà, quindi, svolgere una serie di analisi e indagini per valutare il rischio dell’operazione. La banca dovrà controllare le doti morali del cliente (serietà - puntualità nei pagamenti….), la sua consistenza patrimoniale e la sua capacità di produrre reddito.

9. spiega quali sono le fonti interne di finanziamento.

FONTI INTERNE: sono rappresentate dal capitale conferito dall’imprenditore o dai soci e dall’autofinanziamento. Per quanto riguarda i conferimenti, si può portare in azienda sia denaro, sia crediti, sia beni mobili o immobili. L’AUTOFINANZIAMENTO è, invece, quella parte degli utili non prelevata dall’imprenditore e non distribuita ai soci e che resta investita nell’azienda.

10. Spiega cos’è il credito mercantile.

E’ l’acquisto di merci con dilazione di pagamento a 30 - 60 0 90 giorni. Consente all’impresa di utilizzare subito tali beni rinviando il pagamento.

11. Descrivi i finanziamenti bancari a breve termine.

I finanziamenti bancari a breve termine sono:

  • APERTURA DI CREDITO IN C/C (conto corrente)

E’ un contratto con il quale la banca si obbliga a tenere a disposizione del cliente una somma di denaro per un dato periodo di tempo indeterminato. Il cliente può così effettuare prelevamenti fino all’importo massimo dal fido concesso, può inoltre con successivi versamenti ripristinare la disponibilità iniziale.

  • SMOBILIZZO CREDITI

Con queste operazioni le imprese trasferiscono alla banca un credito non ancora scaduto; la banca liquida il credito trattenendosi una percentuale. Sono esempi di tale operazione:

  • Lo SCONTO DI CAMBIALE, la banca anticipa al cliente l’importo di una cambiale non ancora scaduta trattenendo uno sconto e le provigioni. Alla scadenza, il cliente dovrà pagare l’importo della cambiale alla banca . nel caso in cui il debitore non dovesse pagare, la banca chiederà i soldi al cliente.

  • ANTICIPO SU FATTURE, la banca anticipa al cliente l’importo relativo a fatture emesse nei confronti del suo cliente.

12. Descrivi il mutuo ipotecario e il prestito obbligazionario.

  • Il MUTUO IPOTECARIO è un prestito concesso da una banca sul quale maturano interessi fissi o indicizzati. Il prestito viene rimborsato con quote periodiche, secondo un piano di ammortamento prestabilito che comprender anche gli interessi. Spesso il mutuo viene utilizzato per finanziare l’acquisto di un immobile (casa) e il prestito concesso può raggiungere anche il 70-80% del valore dell’immobile stesso. La concessione del mutuo è subordinata ad una ipoteca sul bene da comprare per cui, in caso di mancato pagamento, la banca può rifarsi sul bene ipotecato mettendolo all’asta e così recuperare il debito.

  • Il PRESTITO OBBLIGAZIONARIO è una forma di finanziamento a medio-lungo termine concesso solo alle SPA e alle SAPA. Con l’emissione di obbligazioni la società ottiene direttamente il prestito dai risparmiatori che acquistano le obbligazioni. Chi acquista obbligazioni può venderle prima della scadenza incassando la quotazione del titolo in quel momento oppure può tenerle fino a scadenza incassando il valore prestato.

13. Descrivi il contratto di leasing.

E’ un contratto che prevede che un soggetto ceda ad un altro soggetto (in genere, un imprenditore o un libero professionista) il godimento di un bene strumentale mobile o immobile dietro il pagamento di canoni periodici. Alla scadenza del termine, l’utilizzatore può restituire il bene o acquistarlo pagando il prezzo di riscatto inizialmente pattuito.

Questo contratto consente alle imprese di avere l’immediata disponibilità di beni di costo elevato o soggetti a rapida obsolescenza (es. computer o altro genere di strumentazioni).

14. Differenza tra leasing operativo, finanziario e lease-back.

LEASING FINANZIARIO coinvolge 3 soggetti: società di leasing - Impresa utilizzatrice - Imprese produttrice.

Questo tipo di leasing riguarda beni mobili non standardizzati e ha una durata di 3-5 anni, o beni immobili (edifici) con durata di almeno 10 anni.

LEASING OPERATIVO, il contratto viene sottoscritto fra 2 soggetti il produttore del bene e l’azienda utilizzatrice. Il contratto è in genere di breve durata (1 anno) ma può essere rinnovato, inoltre, prevede che tutti i servizi di assistenza , manutenzione e installazione siano a carico dell’impresa produttrice. La possibilità di pagare alla scadenza un prezzo finale di riscatto non è quasi mai prevista. Tale leasing viene utilizzato per beni ad elevata obsolescenza.

LEASE-BACK (leasing di ritorno), l’impresa alberghiera vende per procurarsi denaro liquido un bene (immobile) a una società di leasing con cui stipula contestualmente un contratto di leasing avente per oggetto lo stesso bene che l’impresa intende continuare ad utilizzare.

14. Vantaggi e svantaggi del leasing.

Vantaggi:

  • consente di finanziare per intero l’investimento

  • non modifica la liquidità dell’impresa

  • non aumenta l’esposizione debitoria

  • ha tempo più breve rispetto al fido bancario

  • ha vantaggi fiscali

Svantaggi:

  • costo generalmente più alto di altre forme di finanziamento

  • scasa elasticità nella sostituzione del bene a breve scadenza

  • elevati costi della assicurazione



 LA GESTIONE ECONOMICA


La GESTIONE è l’insieme delle operazioni svolte dall’imprenditore per raggiungere gli obiettivi aziendali. Le operazioni di gestione sono:

  • FINANZIAMENTI - l’azienda ottiene mezzi finanziari

  • INVESTIMENTI - l’azienda acquista mezzi finanziari

  • PRODUZIONE - l’azienda realizza il prodotto/servizio

  • DISINVASTIMENTI - l’azienda vende i prodotti (RICAVO)

INVESTIMENTI = macchinari - materie prime - forza lavoro -energia….COSTO

Obiettivo della gestione è quello di creare ricchezza; tale obiettivo si raggiunge se RICAVI > COSTI

A tale scopo, la gestione viene suddivisa in periodi della durata di un anno detti ESERCIZI. Si definisce REDDITO di ESERCIZIO il reddito dell’azienda in un anno. Tale reddito si può calcolare in 2 modi:

1. METODO SINTETICO: CAPITALE NETTO FINALE - CAPITALE NETTO INIZIALE

2. METODO ANALITICO: RICAVO DELL’ESERCIZIO - COSTO D’ESERCIZIO


COSTI, RICAVI E COMPETENZE ECONOMICHE

COSTI = somma spesa per l’acquisto dei fattori della produzione

RICAVI = somma ottenuta dalla vendita prodotti di un esercizio

PRINCIPIO DELLA COMPETENZA ECONOMICA

Non tutti i costi e i ricavi sostenuti nell’anno concorrono a formare il reddito d’esercizio. Costi e ricavi, infatti, si susseguono senza soluzione di continuità mentre la suddivisione della gestione di esercizio amministrativo e la necessità di determinare il reddito a fine anno rendono necessaria l’individuazione di un criterio che consenta di stabilire quali costi e ricavi sono dell’esercizio e quali no. Tale criterio è il PRINCIPIO DELLA COMPETENZA ECONOMICA. Secondo tale principio risultano di competenza i costi e i ricavi che si riferiscono a cicli produttivi conclusi nell’anno.

Un ciclo produttivo è concluso quando si sostengono i costi per la realizzazione di un prodotto, si realizza e si vende il prodotto indipendentemente dalla manifestazione finanziaria ad esso associata. Per cui:

  • Un costo è di competenza se nello stesso periodo è stato ottenuto il correlativo ricavo o ha fornito la sua utilità

  • Un ricavo è di competenza se nello stesso periodo sono stati sostenuti i costi per la sua realizzazione.

Potremmo allora redefinire un reddito d’esercizio nel seguente modo:

  • RICAVI DI COMPETENZA -- (meno) COSTI DI COMPETENZA

Esempi di competenza economica

  • Per quello che riguarda le immobilizzazioni materiali e immateriali (non finanziarie), il costo di competenza è rappresentato dalla quota di ammortamento.

  • Per la materie prime il costo di competenza è dato dal costo delle materie acquistate e vendute. Le rimanenze finali sono un costo da rinviare al futuro esercizio.

IL CONTROLLO DI GESTIONE

La gestione di un’impresa turistica presenta caratteristiche particolari dipendenti dalla produzione del servizio che la rendono particolarmente soggetta al rischio economico. Abbiamo, infatti, in precedenza visto come l’elasticità della domanda turistica, la rigidità dell’offerta, l’elevata incidenza dei costi fissi e l’impossibilità di attuare una politica delle scorte rendano molto elevato questo rischio. L’imprenditore per assicurare una gestione redditizia deve conoscere e controllare i costi in modo da analizzare la loro formazione , tenerli sotto controllo e misurarli al fine di determinare prezzi di vendita adeguati. A tal scopo, i costi vengono analizzati e classificati per rispondere alle esigenze di analisi e controllo.

CLASSIFICAZIONE DEI COSTI

  • Costi fissi (CF) e costi variabili (CV)

  • Costi diretti e costi indiretti

Sono FISSI tutti quei costi che non variano al variare della produzione data una certa capacità produttiva. Tali costi sono presenti in tutte le tipologie d’impresa ma la loro entità varia a seconda del settore di appartenenza. Esempi: costo del personale - quote di ammortamento - canone leasing……

Rappresentazione grafica:

Sono VARIABILI tutti quei costi che variano al variare della produzione. Esempi: materie prime - lavanderia - energia……

Rappresentazione grafica:



COSTO TOTALE

Il costo totale (CT) rappresenta la somma spesa per la realizzazione dei prodotti ed è pari alla somma dei costi fissi + i costi variabili.

CT = CF + CV










Se dividiamo il costo totale per la quantità prodotta otteniamo il costo medio(CM) che rappresenta il costo sostenuto per la produzione del singolo servizio.

Allo stesso modo, se dividiamo i costi fissi e i costi variabili per la quantità avremo i costi fissi unitari e i costi variabili unitari.

CT/Q = costo totale unitario CF/Q = costo fisso unitario CV/Q = costo variabile unitario


COSTI DIRETTI/COSTI INDIRETTI

Si definisce CENTRO DI COSTO un particolare prodotto o servizio o reparto del quale si vuole conoscere la formazione del costo.

Esempio:

Centro di costo per Impresa ristorativa = particolare menù - particolare reparto…..

Centro di costo per Impresa alberghiera = settore camere - settore cucina - settore bar - settore congressi…..

Con riferimento ad ogni centro di costo distinguiamo:

  • COSTI DIRETTI = costi imputabili esclusivamente a quel determinato centro di costo

  • COSTI INDIRETTI = costi sostenuti per la produzione di tutti i prodotti o servizi dell’impresa non imputabili direttamente ad uno specifico centro di costo. Tali costi indiretti possono essere distribuiti tra i vari centri di costo solo applicando determinati criteri di reparto.


REPARTI

PIZZERIA

RISTORAZIONE TRADIZIONALE

COSTI DIRETTI

  • Materie prime

  • Personale

  • Bevande

  • Legna

Tot. costi 800

  • Materie prime

  • Personale

  • Bevande

  • Energia

Tot. costi 2000

COSTI INDIRETTI

  • Personale di sala

  • Ammortamento e/o affitti

  • Riscaldamento

  • Luce……

Tot. costi 3000



FORMAZIONE GRADUALE DEL COSTO

Per ogni impresa è importante conoscere qual è stato il costo di produzione dei beni o servizi che ha realizzato. La conoscenza dei costi consente di:

  • Definire in modo adeguato i prezzi di vendita

  • Controllare l’andamento della gestione

  • Intervenire in caso di sprechi e inefficienze.

Il COSTO FINALE di un prodotto deriva dalla somma di varie voci di costo.

Si definisce pertanto:

  • COSTO PRIMO = somma di tutti i costi diretti

  • COSTO COMPLESSIVO o costo primo + quota di costi indiretti

  • COSTO ECONOMICO TECNICO = costo complessivo + oneri figurativi (gli oneri figurativi non sono costi effettivi ma elementi che l’imprenditore deve considerare per valutare la convenienza economica della gestione. Se l’utile è maggiore degli oneri figurativi la gestione sarà conveniente viceversa no).


L’attribuzione delle quote di costi indiretti da aggiungere a ciascun prodotto o “centro di costo” può avvenire ripartendo tali costi sulla base di un unico parametro o sulla base di più parametri.

Esempio

Un Hotel presenta a fine anno i seguenti dati:

  • Ricavi camere 1400 euro

  • Ricavi food 480 euro

COSTI DIRETTI


CAMERE

  • Pulizia 7

  • Lavanderia 38

  • Personale ai piani 190

Tot. 235 euro

COSTI INDIRETTI


  • Personale amministrativo 60

  • Ammortamenti 210

  • Affitti 280

  • Interessi passivi 15

  • Costi commerciali 40


Tot. 605 euro




Per determinare il costo complessivo dei 2 centri di costo (camere - food) bisogna ripartire i costi indiretti (605 euro) fra i 2 centri di costo. Tale riparto può avvenire sulla base di diversi parametri:

  • ricavo in proporzione ai costi diretti

605/235 + 331 = 605/566 = 1,0689

1,0689 X 235 = 251

1,0689 x 331 = 354

  • riparto in proporzione ai ricavi

ricavi food 480

ricavi camere 1400

605/480 + 1400 0 605/1880 = 0,32

0,32 x 480 = 154

0,32 x 1400 = 451


I RICAVI

Ricavo = somma ottenuta dalla vendita del bene o servizio. Classificazione:

  • caratteristici (vendita delle merci)

  • accessori (affitti spazi comuni)

  • finanziari (interesse attivo)

Rappresentazione grafica dei ricavi caratteristici:

RT = Ricavi Totali

RT = Prezzo x Quantità



IL BREAKEVEN POINT o ANALISI DEL PUNTO D’EQUILIBRIO

Ogni imprenditore per tenere sotto controllo la gestione deve conoscere a quale livello ,di produzione i ricavi coprono i costi, ovvero quante unità di prodotto deve vendere per riuscire a coprire tutti i costi. Tale livello di produzione rappresenta l’obiettivo minimo da raggiungere, poiché con esso l’imprenditore non guadagna ma non subisce neache perdita. Analizziamo il problema graficamente:


RT = CT

P x Q = CF + CVu x Q

Q = CF/P - CVu

Esempi:

1. Un albergo presenta i seguenti dati:

  • CF 630.000 euro

  • P media = 90 euro a persona

  • CVu 0 15 euro

Q = 630.000/90 - 15 = 8.400


2. Hotel con 40 camere doppie

  • CF 240.000euro

  • CVu 9 euro

  • Prezzo medio 110 euro

Determinare la Quantità di equilibrio. Qeq = CF/P - CVu

Qeq = 240.000/110 - 9 = 2376 presenze


3. Determinare l’utile nell’ipotesi di avere 3000 presenze.

UTILE = RT - CT

RT 0 110 x 3000 = 330.000

CT = 240.000 + (9 + 3000) = 267.000

Utile = 330.000 - 267.000 = 63.000


La conoscenza della quantità di produzione che assicura il raggiungimento dell’equilibrio tra RT e CT è un valido strumento di controllo in quanto consente di :

  • Confrontare tale dato con le vendite previste, per poter impostare opportune politiche commerciali nell’ipotesi di previsione di livelli di rendita non soddisfacenti.

  • Definire il prezzo di vendita di equilibrio, ovvero il prezzo che consente la copertura di tutti i costi.

Qeq = CF/P - CVu

Prezzo di equilibrio = CF + CVu x Q/Q cioè CT/Q

Esercizio.

Un albergo con 80 posti letto, aperto da maggio a settembre rileva

  • costi fissi 220.000 euro a stagione

  • costi variabili 15 euro a persona

  • prezzo medio 55 euro a persona

determinare:

1. occupazione massima

2. quantità di equilibrio

3. % di occupazione corrispondente all’equilibrio

4. risultato economico nell’ipotesi di un’occupazione al 70%


1. Occupazione = posti letto x giorni di apertura

Occupazione max = 60 x 150 (giorni apertura) = 9000

2. Quantità di equilibrio

Qeq = 220.000/55 - 15 = 5.500

3. N : P = 100 : X

9000 : 5.500 = 100 : x

X = 5500 x 100/9000 = 61,1%

4. Utile = RT - CT

RT = P x Q

CT = CF + (CVu x Q)

RT = 55 x 63000 = 346.500 euro

CT = 220000 + (15 x 6300) 314500 euro

Utile = 346500 - 314500 = 32000 euro


METODI DI CALCOLO PER LA DETERMINAZIONE DEL PREZZO DI VENDITA

Nella determinazione del prezzo di vendita del servizio è necessario considerare oltre ai costi sostenuti, una serie di altri elementi:

  • localizzazione dell’impresa

  • concorrenza

  • tipologia dei clienti

  • necessità di affermarsi sul mercato

  • stagionalità

Il prezzo di vendita del servizio diventa quindi sempre più uno strumento di politica commerciale. Vediamo un metodo di calcolo del prezzo.

  1. Metodo del costo totale: questo metodo tiene conto della formazione graduale del costo di produzione; il prezzo si determina aggiungendo al costo economico tecnico una % detta MARK-UP che rappresenta l’utile dell’imprenditore.

Prezzo = Costo tecnico + mark-up

La % di MARK-UP dipende da diversi fattori quali le attese dell’imprenditore, la concorrenza ecc.

Imprese che hanno costi più alti della concorrenza saranno penalizzate da questo metodo in quanto le porta a determinare prezzi più alti della concorrenza.

Questo metodo può essere facilmente applicato per calcolare il prezzo di vendita di un singolo servizio (buffet - ricevimento…..)

Esempio.

Banchetto per 400 persone

Costi:

  • Materie prime 850 euro

  • Bevande 2300

  • Affitto sala 12000

  • Spese generali 2500

  • Personale 3500

  • Altre spese 2500

Totale 20.500 euro

Oneri figurativi 10% del costo complessivo - MARK-UP 35%

Costo complessivo 20500 +

Oneri figurativi 10% 2050 =

22550 +

MARK-UP 35% 7892=

30442 euro

Prezzo = Ricavo/Q = 30442/400 = 76,105 euro

QUESTIONARIO (compito 28/01/2014)

1. Definisci la gestione e descrivi operazioni di cui si compone.

La gestione è l’insieme delle operazioni svolte dall’imprenditore per raggiungere gli ,obiettivi aziendali. Si compone di 4 operazioni:

  • Finanziamenti (l’azienda ottiene i mezzi finanziari)

  • Investimenti (l’azienda acquista i fattori di produzione)

  • Produzione (l’azienda realizza il prodotto/servizio)

  • Disinvestimenti (l’azienda vende i prodotti/servizi)


2. Definisci il reddito d’esercizio e spiega come viene determinato.

Il reddito d’esercizio è il risultato economico conseguito dall’azienda a fine anno. Si determina in 2 modi.

a. METODO SINTETICO: CAPITALE NETTO FINALE - CAPITALE NETTO INIZIALE

b. METODO ANALITICO: RICAVO DELL’ESERCIZIO - COSTO D’ESERCIZIO (RT - CT)


3. Illustra il principio della competenza economica.

Il principio della competenza economica dice che per determinare il reddito d’esercizio si considerano solo i ricavi e i costi che si riferiscono a operazioni iniziate e concluse nello stesso esercizio, ovvero si considerano solo i costi e i ricavi di competenza.


4. Spiega quando un costo o un ricavo possono dirsi di competenza, fai un esempio.

  • Un costo è di competenza se nello stesso periodo è stato ottenuto il correlativo ricavo o ha fornito la sua utilità

  • Un ricavo è di competenza se nello stesso periodo sono stati sostenuti i costi per la sua realizzazione.

Esempio. Per materie prime e merci il costo di competenza è quello relativo alle merci acquistate e vendute - Per le immobilizzazioni il costo di competenza è la quota di ammortamento.


5. Definisci il costo e il ricavo.

Il costo è la somma spesa per l’acquisto di un fattore della produzione. Il ricavo è la somma ottenuta dalla vendita del prodotto.

6. Definisci il CF, CV, CT e rappresentali graficamente.

I COSTI FISSI sono tutti quei costi che non variano al variare della produzione. I COSATI VARIABILI variano al variare della produzione . Il COSTO TOTALE è la somma dei due.


7. Spiega che cosa sono i costi diretti e indiretti.

Un costo è detto diretto quando è possibile riferirlo in modo preciso a un determinato prodotto o centro di costo. Un costo è detto indiretto quando non è possibile riferirlo a un determinato prodotto o centro di costo in quanto sostenuto per la produzione nel suo complesso.


8. Spiega che cosa si intende per centro di costo.

Si definisce CENTRO DI COSTO un particolare prodotto o servizio o reparto del quale si vuole conoscere la formazione del costo.


9. Spiega che cosa sono e a cosa servono gli oneri figurativi.

Gli oneri figurativi non sono costi effettivi ma elementi che l’imprenditore deve considerare per valutare la convenienza economica della gestione. Se l’utile è maggiore degli oneri figurativi la gestione sarà conveniente viceversa no.


10. Spiega che cosa si intende per formazione graduale del costo.

Per ogni impresa è importante conoscere qual è stato il costo di produzione dei beni o servizi che ha realizzato.

Il COSTO FINALE di un prodotto deriva dalla somma di varie voci di costo.

Si definisce pertanto:

  • COSTO PRIMO = somma di tutti i costi diretti

  • COSTO COMPLESSIVO o costo primo + quota di costi indiretti

  • COSTO ECONOMICO TECNICO = costo complessivo + oneri figurativi


11. Definisci il ricavo e rappresentalo graficamente.

Ricavo = somma ottenuta dalla vendita del bene o servizio.

RT = Prezzo x Quantità


12. Spiega cosa è punto di equilibrio e a cosa serve, scrivi la formula per determinare la quantità di equilibrio e il prezzo di equilibrio.

Il punto di equilibrio è il livello di produzione minimo che permette all’imprenditore di non guadagnare ma di non subire neanche perdite (ovvero quante unità di prodotto deve vendere per riuscire a coprire tutti i costi RT = CT)

Quantità equilibrio = CF/P - CVu

Prezzo di equilibrio = CF + (CVu x Q)/Q

 

13. Descrivi quali elementi vengono considerati nella determinazione del prezzo di vendita.

Nella determinazione del prezzo di vendita del servizio è necessario considerare oltre ai costi sostenuti, una serie di altri elementi:

  • localizzazione dell’impresa

  • concorrenza

  • tipologia dei clienti

  • necessità di affermarsi sul mercato

  • stagionalità


14. Descrivi il metodo del CT per al formazione del prezzo di vendita.

Metodo del costo totale: questo metodo tiene conto della formazione graduale del costo di produzione; il prezzo si determina aggiungendo al costo economico tecnico una % detta MARK-UP che rappresenta l’utile dell’imprenditore.

Prezzo = Costo tecnico + mark-up


IL BILANCIO D’ESERCIZIO

Tutte le imprese, alla fine di ogni anno, devono compilare il BILANCIO D’ESERCIZIO.

Il Bilancio è un documento di natura contabile che ha lo scopo di rappresentare la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica dell’azienda. Il bilancio svolge un’importante funzione informativa in quanto contiene i dati principali su cui i terzi possono fondare il loro giudizio sull’impresa. Nel redigere il bilancio gli amministratori devono attenersi alle norme stabilite dalle legge per la sua compilazione. Attraverso tali norme che riguardano la forma, il contenuto e i criteri di valutazione si vuole:

  • eliminare la soggettività nella determinazione e rappresentazione dei dati.

  • far si che tutti gli interessati possano accedervi

  • consentire la comparazione con Bilanci di altre imprese o della stessa impresa in anni antecedenti

Tali norme riguardano espressamente la società di capitali, mentre le società di persona e le imprese individuali possono compilare il Bilancio in forma più semplice ma devono comunque attenersi alla normativa per quanto riguarda i criteri di valutazione.

FINALITA’ DEL BILANCIO:

1. rappresenta la situazione finanziaria (debiti - crediti)

Rappresenta la situazione patrimoniale (consistenza beni)

Rappresenta la situazione economica (ricavi - utili - perdite)

Il Bilancio si compone di:

  • STATO PATRIMONIALE

  • CONTO ECONOMICO

  • NOTA INTEGRATIVA


STATO PATRIMONIALE: è un prospetto dove vengono rappresentati i valori patrimoniali (beni patrimoniali e finanziamenti ottenuti). La legge prevede un contenuto e una forma obbligatoria.

La struttura dello STATO PATRIMONIALE in forma sintetica è la seguente:

ATTIVO

N

N - 1

PASSIVO

N

N - 1

A. crediti verso soci

B. immobilizzazioni

C. attivo circolante

D. ratei e risconti attivi



Totale Attivo



A. patrimonio netto

B. fondi per rischi e oneri

C. TFR

D. debiti

E. ratei e risconti passivi


Totale Passivo




Lo Stato Patrimoniale mette quindi in evidenza la struttura e l’ammontare del patrimonio dell’impresa al 31/12. Le Attività vengono classificate secondo la destinazione economica (beni durevoli e beni non durevoli). Le Passività secondo la provenienza delle fonti di finanziamento.

SIGNIFICATO DELLE VOCI DELL STATO PATRIMONIALE

ATTIVO

A. Crediti verso i soci per i versamenti ancora dovuti: questa voce contiene i crediti della società relativi al capitale sottoscritto e non ancora versato

B. Immobilizzazioni: in questa voce vengono indicati i beni patrimoniali durevoli distinguendoli in immateriali (costi d’impresa - costi ricavi e sviluppo), materiali (terreni - impianti) e finanziari (partecipazioni - imprese controllate)

C. Attivo circolante: contiene i beni non durevoli suddivisi in rimanenze, crediti, attività finanziarie, liquidità

D. Ratei e risconti attivi: quote di proventi esigibili nell’esercizio successivo (ratei) e quote di costi di competenza dell’esercizio successivo (risconti)

PASSIVO

A. Patrimonio netto, contiene i finanziamenti interni rappresentati dal capitale sociale, utile o perdita.

B. ondi per rischi e oneri, sono voci costituite per coprire eventuali spese future

C. TFR (liquidazioni) , debiti nei confronti dei dipendenti

D. Debiti, troviamo tutti i debiti che l’azienda ha nei confronti di svariati soggetti come banche, stato, fornitori….con separate condizioni di quelli esigibili oltre l’esercizio.

E. Ratei e risconti passivi, contiene quote di ricavi, ma di competenza del prossimo esercizio.


CONTO ECONOMICO: mette in evidenza il risultato economico attraverso il confronto di tutti i costi e i ricavi di competenza sostenuti dall’azienda nel periodo considerato. La legge prevede per questo conto una forma scalare dei valori e costi della produzione.

Schema Conto Economico

A. valore della produzione

B. costi della produzione

(A - B). differenza tra valori e costi della produzione

C. proventi e oneri finanziari

D. rettifiche di valori e di attività finanziarie

E. proventi e oneri straordinari

- risultato prima delle imposte

- imposte sul reddito

- utile o perdita d’esercizio

ESEMPIO

2013

1.002.000

92.550

17.000


Gestione caratteristica

7.050

/////////////

Gestione finanziari

- 2.450

Gestione straordinaria

68.000

20.000

+ 48.000


Il conto economico in forma scalare evidenzia le tre aree della gestione:

1. GESTIONE CARATTERISTICA, in quest’area troviamo i ricavi di vendita e i costi di produzione (materie prime, energia….). il risultato di questa gestione prende il nome di UTILE OPERATIVO e ci dice se l’azienda ha un utile attraverso la vendita del prodotto caratteristico.

2. GESTIONE FINANZIARIA, quest’area contiene gli interessi attivi derivarti da crediti e da altre attività finanziarie e gli interessi passivi derivanti dai debiti.

3. GESTIONE STRAORDINARIA, in quest’area si trovano i ricavi e i costi straordinari. I primi derivano dalla vendita di immobilizzazioni a un prezzo maggiore del loro valore contabile, i secondi dalla vendita di immobilizzazioni a un prezzo minore del loro valore contabile.

SIGNIFICATO DELLE VOCI DEL CONTO ECONOMICO

A. Valore della produzione: rappresenta il totale dei ricavi di vendita

B. Costi della produzione: contiene tutti i costi sostenuti per la produzione del bene o servizio

A - B. Differenza tra costi e valori della produzione. Questa voce indica il risultato economico della gestione caratteristica e viene anche chiamato UTILE OPERATIVO.

C. Proventi e oneri figurativi, interessi attivi su crediti e passivi su debiti

D. Rettifiche attività finanziarie, contiene rettifiche del valore delle azioni

E. Proventi e oneri straordinari, sono utili o perdite derivanti dalla vendita di immobilizzazioni a un prezzo diverso dal loro valore contabile

- Utile/Perdita d’esercizio, rappresenta il risultato economico conseguito nell’anno.


NOTA INTEGRATIVA

Integra e aggiunge informazioni anche di natura extracontabile e contribuisce a delineare per il lettore del bilancio un quadro più chiaro e completo della situazione dell’impresa.

COLLEGAMENTO TRA STATO PATRIMONIALE E CONTO ECONOMICO

1. l’UTILE lo troviamo sia come ultima voce del Conto Economico, sia nello Stato Patrimoniale

2. i DEBITI: tanto più l’azienda è indebitata, tanto maggiore saranno gli oneri finanziari

3. gli AMMORTAMENTI: tanto più un bene è ammortizzato, tanto più saranno le quote di ammortamento.

$. Il TFR: il TFR dello Stato Patrimoniale è il totale del debito maturato fino a quel momento. Il TFR del Conto Economico è quello maturato in un anno.



QESTIONARIO

1. Definisci il Bilancio d’esercizio precisandone la funzione

Il bilancio è un documento contabile redatto a fine anno e ha lo scopo di rappresentare la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica dell’azienda.

2. Cosa s’intende per funzione informativa del Bilancio

Il bilancio fornisce informazioni sull’indebitamento, sulla consistenza patrimoniale e sulla reddittività.

3. Descrivi la funzione e il contenuto dello Stato patrimoniale.

Lo stato patrimoniale rappresenta la composizione dei beni dell’azienda e dei finanziamenti ottenuti. Pertanto, contiene, nell’attivo, tutti gli investimenti suddivisi in immobilizzazioni e attivo circolante e, nel passivo, le fonti di finanziamento (capitale proprio - debiti)

4. Spiega quali informazioni si possono trarre da una prima lettura dello Stato patrimoniale.

Si può vedere se l’azienda è ben capitalizzata o sottocapitalizzata, se è in equilibrio o squilibrio finanziario.

5. Descrivi la funzione e il contenuto del Conto economico.

Il Conto economico dimostra come si perviene al risultato economico (utile/perdita) attraverso il confronto tra i costi e ricavi di competenza.

6. Spiega cosa s’intende per forma scalare del Conto economico e quali informazioni fornisce.

Per forma scalare s’intende che i ricavi e i costi vengono rappresentati in una sola colonna partendo dai ricavi principali e sottraendo o aggiungendo via via tutti gli altri costi e ricavi. Tale forma fornisce notizie sulle tre aree della gestione (caratteristica - finanziaria - straordinaria) e sul loro contributo alla formazione del reddito.

7. Spiega cosa s’intende per Gestione caratteristica e per Utile operativo.

La Gestione caratteristica comprende tutti i costi e i ricavi relativi all’attività caratteristica dell’impresa. L’utile ne rappresenta il risultato.

8. Spiega cosa sono le aree delle gestioni finanziarie e straordinarie.

La gestione finanziaria comprende interessi attivi e passivi, quella straordinaria comprende costi e ricavi straordinari

9. Spiega i collegamenti tra Stato patrimoniale e conto economico.

L’utile lo troviamo sia nel conto economico, sia nello Stato patrimoniale, l’indebitamento determina il sorgere di interessi passivi nel conto economico.

10. Descrivi quali operazioni possono determinare costi e ricavi straordinari.

Vendita di immobilizzazioni ad un prezzo diverso dal loro valore contabile.



PROGRAMMAZIONE AZIENDALE

Le aziende operano in un contesto ambientale variabile e in continua evoluzione. L’ambiente in cui opera l’azienda non è solo quello fisico, ma anche quello economico, politico, sociale e culturale.

Le aziende, pertanto, per essere competitive e sopravvivere in un mercato sempre più complesso e difficile devono poter prevedere i cambiamenti in atto per cercare di non farsi trovare impreparate. Definiamo la PROGRAMMAZIONE come un processo di definizione degli obiettivi e delle strategie per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Ogni programmazione deve però partire da una analisi previsionale. Tale analisi consiste nel cercare di individuare anticipatamente gli eventi futuri e il trend evolutivo dei fenomeni in atto. Si tratta, in sostanza, di definire sulla base dei dati storici le possibili condizioni in cui l’azienda si troverà ad operare in futuro. Analizzeremo in seguito la programmazione relativa alla progettazione di una nuova impresa e successivamente la programmazione effettuata durante la gestione.


FASI DELLA PROGRAMMAZIONE

1. ANALISI PREVISIONALE

Analisi situazione interna Analisi situazione esterna

(punti di forza e di debolezza) (analisi mercato)

2. DEFINIZIONE OBIETTIVI

(risultati che l’azienda si pone)


3. DEFINIZIONE DELLE STRATEGIE

(come l’azienda pensa di raggiungere gli obiettivi)


4. REDAZIONE DI UN PIANO


5. ESECUZIONE DEL PIANO


6. CONTROLLO


7. OBIETTIVI RAGGIUNTI?

SI NO

(il piano prosegue) (si rivede il piano)


LA PROGRAMMAZIONE DI UNA NUOVA IMPRESA: STUDIO DI FATTIBILITA’

Riguarda l’insieme di analisi e ricerche che l’imprenditore deve effettuare prima di avviare la nuova impresa o di realizzare un nuovo prodotto di un’impresa già esistente. In tale fase, l’imprenditore dovrà definire le caratteristiche della nuova impresa, la sua dimensione e localizzazione, la tipologia dei prodotti da offrire.

Queste decisioni si concretizzano in un piano che comprende varie fasi:

1. Analisi del contesto esterno

2. Analisi del contesto interno

3. Definizione delle strategie

4. Formulazione dei preventivi di impianto (tecnico - finanziario - economico)

5. Valutazione dei dati


BUSINESS IDEA  BUSINESS PLANE  ANALISI CONTESTO ESTERNO  ANALISI CONTESTO INTERNO  DEFINIZIONI STRATEGIE  PREVENTIVI DI IMPIANTI (tecnici - finanziari - economici)  VALUTAZIONE DEI DATI  in base all’esito dei dati raccolti, si hanno DUE POSSIBILITA’:

1. ESITO NEGATIVO  SI ABBANDONA IL PROGETTO - SI RIVEDE IL PIANO

2. ESITO POSITIVO  START-UP


1. ANALISI DEL CONTESTO ESTERNO

Riguarda uno studio geografico-ambientale e uno socio-economico. Attraverso il primo, si analizzano le caratteristiche dell’area dove sorgerà la nuova impresa, si analizzeranno le attività economiche presenti nella zona e si terrà conto della presenza di infrastrutture. In particolare, per un’impresa turistica si prenderà in considerazione l’andamento del flussi turistici e delle condizioni climatiche.

L’analisi del contesto socio-economico riguarderà lo studio della domanda e dell’offerta e della concorrenza. Lo studio della concorrenza ha lo scopo di raccogliere informazioni sulle strutture esistenti in modo da conoscerne dimensioni, caratteristiche, prezzi e servizi forniti. L’analisi della domanda ha lo scopo di studiare le caratteristiche dei potenziali acquirenti del prodotto al fine di realizzare un servizio corrispondente alle attese di questi.

Le informazioni così raccolte, consentono di individuare gli elementi su cui la nuova impresa potrà fondare il proprio vantaggio competitivo, cioè quella combinazione di risorse che, distinguendo l’impresa dai concorrenti, le assicurino un successo nel lungo periodo. Alcuni esempi di vantaggi competitivi sono:

  • Vantaggi di costo = l’impresa riesce a produrre a costi inferiori ai concorrenti

  • Vantaggi di differenziazione = quando si realizza un prodotto che rende l’impresa “unica” rispetto ai concorrenti.

2. ANALISI DEL CONTESTO INTERNO

Si tratta di definire la tipologia dei prodotti da offrire, le dimensioni della struttura, la forma giuridica e il numero di addetti.

3. DEFINIZIONE DELLE STRATEGIE

In tale fase, si individuano le azioni da intraprendere e le risorse da utilizzare per realizzare gli obiettivi.



PREVENTIVI D’IMPRESA

Lo scopo di tali preventivi è quello di valutare numericamente le decisioni prese a livello strategico e la convenienza economica della nuova impresa. Si dividono in:

1. Preventivo TECNICO

2. Preventivo FINANZIARIO

3. Preventivo ECONOMICO

1. TECNICO = ha lo scopo di definire le dimensioni, la tipologia, la quantità e il costo delle immobilizzazioni necessarie a realizzare le nuove imprese. Le dimensioni della struttura rappresentano la decisione più importante di tale fase, infatti, se la struttura risulta sovradimensionata si sosterranno costi che non avranno un ritorno economico adeguato, se la struttura risulta sottodimensionata, invece, ci precluderà la possibilità di ospitare potenziali clienti rinunciando a una fonte di ricavi (stiamo pensando a una struttura ricettiva). Si evidenzia, quindi, come queste decisioni dipendano dall’analisi di mercato fatta in precedenza. In questa fase, si definiscono anche le modalità di realizzazione della struttura. Le possibilità di scelta sono diverse ed ognuna comporta un diverso grado di rischio, una diversa spesa e un diverso tempo di realizzo. Le possibilità sono:

- acquisto di una struttura già esistente (es. un albergo)

- acquisto di un’azienda già avviata

- costruzione “ex novo” di una struttura (si costruisce un nuovo albergo)

- locazione (affitto)

- franchising

- contratto di management

Il preventivo tecnico è quindi un piano d’investimento a lungo termine dal quale si può ricavare l’entità del capitale immobilizzato e dei costi da sostenere.

2. FINANZIARIO = si tratta di valutare il fabbisogno finanziario dell’impresa e le modalità per farvi fronte distinguendo tra fabbisogno per capitale fisso e per capitale circolante.

3. ECONOMICO = prevede i costi e i ricavi di un normale esercizio e il conseguente risultato economico. Si tratta di determinare:

a. i ricavi previsti sulla base delle vendite che si prevede di realizzare

b. i costi previsti distinguendoli in fissi, più facili da prevedere perché dipendono dal preventivo tecnico cioè dalle dimensioni (personale, ammortamenti, oneri finanziari…) e variabili, più difficili da prevedere perché legati alle vendite.


LA VALUTAZIONE DEI DATI E LA FASE DI START-UP

Se il preventivo economico non è remunerativo, cioè non copre i costi e non garantisce un utile adeguato, bisogna rivedere il progetto. Se il preventivo economico è adeguato inizia la fase di START-UP, cioè quell’insieme di attività che vanno dall’inizio dei lavori fino all’apertura del locale, quindi:

  • Acquisto, affitto, costruzione o ricostruzione (ristrutturazione) del locale

  • Assunzione del personale

  • Impostazione delle politiche commerciali e gestionali.


LA PROGRAMMAZIONE DURANTE LA GESTIONE

Una volta avviata l’attività, l’imprenditore deve svolgere la programmazione in modo continuo e sistematico. I piani redatti dovranno essere monitorati allo scopo di adattarsi e aggiornarsi ai cambiamenti del contesto in cui l’impresa opera. Distinguiamo:

1. PIANIFICAZIONE STRATEGICA 0 dove vengono definiti obiettivi di lungo periodo e le strategie atte a conseguirli

2. PROGRAMMAZIONE D’ESERCIZIO = la programmazione a lungo termine deve tradursi in una programmazione a breve termine che definisca gli obiettivi da raggiungere in un arco temporale più breve. Tale programmazione si avvale di uno strumento operativo chiamato BUDGET.


IL BUDGET

Il BUDGET è un programma di breve periodo redatto nel rispetto dei piani strategici annuali. Nel budget si determinano anticipatamente rispetto al futuro esercizio gli obiettivi da raggiungere in termini di:

  • Ricavi di vendita

  • Costi sostenuti

  • Fabbisogno finanziario

  • Investimenti da realizzare.

Il budget è quindi l’espressione monetaria dei programmi annuali.

LA COSTRUZIONE DEL BUDGET

Il budget generale di un’azienda si articola in:

  • Budget economico

  • Budget degli investimenti

  • Budget finanziario

Il Budget economico prevede i ricavi e i costi che l’azienda sosterà nell’anno di riferimento. Per la costruzione del budget è necessario prevedere le presenze (es. clienti di un hotel) e moltiplicarle per il prezzo medio ottenendo così il RICAVO. Per determinare i COSTI bisognerà fare riferimento ai servizi da fornire (es. numero pasti - pernottamento….) e calcolarne le relative spese. Successivamente, si determineranno i costi del personale e le altre spese fisse (ammortamenti - interessi…..). Sottraendo i costi previsti si ottiene il risultato economico previsto. Tali dati vanno elaborati mese per mese e riepilogati a fine anno.

Il Budget degli investimenti prevede le spese per capitale fisso da effettuare in relazione agli investimenti durevoli programmati (es. rinnovo impianti)

Il Budget finanziario prevede le entrate e le uscite che si manifesteranno nel futuro esercizio, calcolate mese per mese in modo da evidenziare i periodi di fabbisogno finanziario e le relative entità.

IL CONTRATTO BUDGETTARIO

Il contratto budgettario è una procedura di contratto di tutta la gestione. Consiste in una verifica fra i dati di budget e i risultati ottenuti mettendo in evidenza gli scostamenti fra quanto programmato e quanto realizzato.

I responsabili dei vari settori operativi compilano regolarmente dei rapporti, cioè dei documenti che riepilogano dati di budget e dati consuntivi con il calcolo degli scostamenti. Da tali dati si possono individuare gli scostamenti più significativi, analizzarne le cause e prospettare le possibili soluzioni. Gli scostamenti possono essere:

  • Favorevoli = minori costi o maggiori ricavi

  • Sfavorevoli = maggiori costi o minori ricavi

Non tutti gli scostamenti vengono presi in considerazione con il contratto budgettario, ma solo quelli che presentano un andamento eccezionale o anomalo.

RICAVI

B AR

RISTORANTE

  • Ricavi Budget

18.000

39.000

  • Ricavi effettivi

19.500

35.000

  • scostamenti

+ 1500

(+8,3%)

- 400

(-10%)


Per eseguire un CONTROLLO BUDGETTARIO  si verificano i dati e:

  • se NON vi sono degli scostamenti significativi il piano prosegue

  • se vi sono scostamenti significativi, si analizzano le cause che possono essere di due tipi:

1. ESTERNE all’impresa, allora si rivedono gli obiettivi e si modifica il piano

2. INTERNE all’impresa, allora si mantengono gli obiettivi intervenendo sull’organizzazione.



QUESTIONARIO:

Definisci il budget aziendale.

Spiega cos’è il budget economico.

Spiega come si costruisce il budget economico.

Definisci il budget degli investimenti ed il budget finanziario.

Spiega in cosa consiste il controllo budgetario e cosa è l’analisi degli scostamenti.


RISPOSTE:

Il budget aziendale rappresenta la programmazione d’esercizio e come tale contiene obbiettivi e strumenti da raggiungere nell’anno.

Il budget economico prevede i costi e i ricavi. Si prevedono le presenze e si moltiplicano per i prezzi ottenendo cosi i ricavi. Successivamente, si determinano i costi. Quelli variabili dipenderanno dalle presenze, quelli fissi dalle dimensioni della struttura.

Il budget degli investimenti prevede le spese per rinnovo di impianti e attrezzature (capitale fisso). Il budget finanziario prevede l’entità di mezzi finanziari necessari per la gestione distinguendo fra fabbisogno per capitale fisso e per capitale circolante e le modalità per farvi fronte..

Il controllo budgetario consiste in un controllo continuo dei risultati ottenuti confrontandoli con i dati di budget. L’analisi degli scostamenti consiste nel confrontare i costi e i ricavi sostenuti con quelli previsti individuando le cause di eventuali scostamenti.



Il marketing

Rappresenta quel complesso di attività volte a studiare e a impostare di rapporti fra l’impresa stessa e il mercato in cui opera o nel quale intende entrare.

Il marketing può essere definito come la funzione tecnica dello scegliere a chi vendere, cosa vendere e come vendere nonché della realizzazione delle azioni conseguenti che mirano a realizzare un profitto attraverso la soddisfazione dei bisogni del consumatore.

Per una efficace azione di marketing è necessario:

Individuare i bisogni di cui il mercato necessita.

Definire come soddisfare tali bisogni.

Comunicare al mercato che il bisogno è stato soddisfatto.


Domanda a chi vendere.

Prodotto cosa vendere.

Dei canali di promozione e distribuzione come vendere.

Il marketing turistico.

Le imprese turistiche operano in condizioni di elevato rischio economico in quanto agiscono in un mercato sempre più ampio e influenzato da fattori di ordine politico, economico e sociale spesso incontrollabili. In questo contesto la conoscenza del mercato e l’applicazione di strategie di marketing diventano importanti nella politica commerciale delle imprese turistiche.

In ambito turistico troviamo i seguenti concetti di marketing:

Marketing turistico pubblico:è l’insieme delle attività organizzate dagli enti pubblici al fine di orientare le scelte dei consumatori sollecitandone l’interesse verso una data area turistica (per esempio: un piccolo centro)

Marketing turistico privato: è l’insieme delle strategie di politica commerciale messe in atto dalle singole imprese al fine di orientare a proprio vantaggio le scelte dei consumatori.

Marketing integrato: è il coordinamento delle attività di marketing pubblico e privato con lo scopo di potenziare gli effetti delle azioni promozionali svolte dagli operatori pubblici e privati.