La cultura religiosa e il simbolismo

lL società europea e medievale si basava sulla fede cristiana. La vera vita era considerata quella dell'anima e non quella del corpo, dunque la vita terrena era un semplice pellegrinaggio verso l'aldilà

La sfera corporea era macchiata dalla colpa del peccato originale commesso da Adamo ed Eva come si legge nella Genesi (il primo libro della Bibbia) Dal peccato ci si salvava soltanto mediante la fede in Gesù Cristo tramite la grazia trasmessa dalla chiesa attraverso i sacramenti. La fonte del sapere era la Bibbia, il libro sacro in cui Dio rivela agli uomini ogni cosa. Secondo gli uomini del medioevo tutto veniva da Dio e a lui rimandava. Il mondo era un grande segno di Dio. Questa è la base del simbolismo medievale.


Il X Secolo

Nella società comunale cominciò ad avere prestigio la figura dell'intellettuale presso un pubblico sempre più vasto di lettori, anche perché aumentava la richiesta di produzione letteraria in lingua volgare. Infatti nella nuova civiltà urbana crebbe l'alfabetizzazione. Il diffondersi di scuole urbane fece aumentare il numero di individui capaci di leggere e scrivere. Il pubblico dei lettori non era più limitato alla cerchia dei clerici e dagli aristocratici ma includeva ormai il ceto dei mercanti e borghesi in rapida ascesa. Comune a tutti era il bisogno di apprendere infatti occorreva saper tenere un libro di conti, interpretare e scrivere le leggi e possedere conoscenze mediche e giuridiche di base. Si affermarono così testi di carattere pratico come: MANUALE DI RETORICAPRONTUARI GEOGRAFICI inoltre nacque sempre in volgare la cosiddetta lirica d'amore e spiriti nobili, il poeta Guido Guinizelli li chiamava “cuori gentili”: persone privilegiate che si distinguevano x la cultura raffinata e gli ideali elevati. Per tutto il 200 e 300 continuarono a circolare testi didattici, religiosi, enciclopedie, storici, ma anche opere di intrattenimenti (ROMANZINOVELLI) essi cominciarono a raggiungere un pubblico vasto; perciò quei testi in latino furono spesso tradotti in lingua volgare i cosiddetti volgarizzamenti. Proprio alla fine del Medioevo la cultura religiosa produsse le sue opere migliori: la summa di Tommaso d'Aquino e la Divina Commedia che è allo stesso tempo una visione mistica e religiosa dell'aldilà.



La nuova cultura laica dell' età medievale.

Perché cultura laica? Laica perché all'inizio la cultura era solo nelle mani della chiesa. Erano i chierici, i monaci che tramandavano la cultura per lo più trascrivendola a mano. Grazie all'apertura delle università e di nuovi circoli, accademie, di cultura cominciarono ad occuparsi anche i laici (coloro che non sono clerici cioè appartiene al clero). Oggi per laico in realtà intendiamo non solo chi non appartiene al clero, ma anche chi non crede Un certo atteggiamento nei confronti della vita, che non abbraccia la religione.

Si afferma un nuovo modello di intellettuale

Per lungo tempo furono i chierici a tramandare la cultura e questi usavano soprattutto il latino.Ancora oggi due sacerdoti ci paesi diversi usano il latino per comunicare.

Ad un certo punto però la frattura tra il popolo e il latino della chiesa era così grande che il popolo non capiva più. Gli stessi clerici dovettero adattare una lingua che fosse più comprensibile dal popolo. Così nascono le lingue volgari (parlate dal volgo dal popolo) La lingua volgare italiana è chiamata lingua del "si". Alcuni documenti giuridici ed ecclesiastici cominciarono ad essere in scritti volgare.

Nella società comunale l'intellettuale godeva di un insolito prestigio verso il pubblico sempre più largo di lettori. Il progressivo incremento dell'alfabetizzazione


La richiesta di un sapere più ampio

Nella società comunale l'intellettuale godeva di un grande prestigio presso un pubblico sempre più vasto di lettori, anche perché aumentava la richiesta di produzione letteraria in lingua volgare.

Infatti nella nuova civiltà urbana crebbe l'alfabetizzazione. Il diffondersi delle scuole urbane fece aumentare il numero di individui capaci di leggere e scrivere.

Il pubblico dei lettori non era più limitato alla ristretta cerchia dei chierici o della aristocrazia, ma includeva ormai anche il ceto dei mercanti e dei borghesi il rapida ascesa sociale.

Comune a tutti costoro era il bisogno di apprendere. Infatti occorreva saper tenere un libro di conti, interpretare e scrivere le leggi e possedere conoscenze mediche e giuridiche di base. Si affermarono cosi testi di carattere pratico.

Come:

manuali di retorica, per imparare a scrivere e a parlare in modo corretto;

prontuari geografici, testi medici e giuridici.

 

Inoltre nacque sempre in lingua volgare la cosi detta lirica d'amore di spiriti nobili (il poeta Guido Guinizzelli li chiamava “cuori gentili”): persone privilegiate, che si distinguevano per la cultura raffinata e gli ideali più elevati. 



NUOVE LINGUE PER IL POPOLO

Nel corso del Medioevo si compì il lento ma radicale processo di trasformazione attraverso cui il latino,che era la lingua universale dell’impero romano,diede vita alle lingue neolatine,romanze o volgari. Esse sono l’italiano chiamato nel Medioevo “volgare di sì” cioè la lingua che il popolo usava per dire sì;il provenzale parlato nella Francia del sud e chiamato lingua d’oc (oc=sì);il francese parlato nella Francia centro settentrionale e chiamato d’oil (oil=sì);lo spagnolo (castigliano);il catalano,parlato nella Marca Catalana (la regione di Barcellona);il portoghese,il rumeno;il ladino,parlato in alcune vallate della Alpi svizzere e dell’Alto Adige e in Friuli. Queste lingue si chiamano romanze per indicare che derivano dalla “lingua di Roma”,il latino;

UNA LENTA TRASFORMAZIONE DAL TRONCO DEL LATINO

La trasformazione del latino nelle lingue volgari fu un processo lento:nessuno si è svegliato una bella mattina consapevole di parlare francese o italiano,dopo essersi addormentato la sera prima parlando latino. Siamo di fronte a eventi culturali che durano secoli;anche se,a un certo punto,si può dire che davvero,e quasi senza accorgersene,la lingua di partenza e quella di arrivo sono diventate così diverse,da essere necessariamente distinte e da assumere differente denominazioni. Proviamo a ricostruire le tappe fondamentali di questa evoluzione

.Già al tempo dell’impero romano il latino scritto per scopi letterari non equivaleva al latino parlato comunemente. Quest’ultimo era chiamato sermo vulgaris. Esso utilizzava parole che non comparivano sui testi letterari. Proprio queste forme “parlate” saranno in genere,quelle utilizzate dalle nuove lingue romanze. La differenza non riguardava solo le singole parole:infatti il sermo vulgaris utilizzava una sintassi più semplice,fatta di frasi più brevi,gli articoli,sconosciuti al latino,al posto delle desinenze.

.Il passaggio dal latino al volgare accelerò dopo il 476 d.C, cioè dopo la fine dell’impero romano d’Occidente. Già intorno al 600-650 la gente non capiva più il latino. Esso era e rimarrà,utilizzato solo dai ceti sociali più elevati e lo sarà solo come lingua scritta,scritta per le leggi,per la liturgia della chiesa,per la scuola e l’istruzione. C’era dunque una lingua usata per scrivere,il latino,appunto e un’altra che si usava per parlare,a seconda delle diverse aree. In ciascuna di esse s’imponevano varianti di pronuncia, di lessico, di sintassi.

.Dopo il Mille queste varie lingue, pronunciate diversamente e con un vocabolario in buona parte differente,si erano già definitivamente differenziate:nelle zone un tempo incluse nell’impero romano d’Occidente erano nate le lingue romanze o neolatine. Invece in Germania,in Scandinavia e nell’Est europeo, cioè nelle aree dove l’impero di Roma non si era mai allargato,s’imposero lingue germaniche,nelle loro diverse varianti (le lingue scandinave,il tedesco,l’olandese ecc.),oppure, nell’Europa orientale,le varie lingue slave (il russo,serbo,il polacco,il boemo ecc)

Alcuni giudici, notai, comunque persone che avevano necessità di far conoscere a tutti quello che scrivevano furono costretti ad usare la lingua del volgo, altrimenti nessuno avrebbe capito.

I primi documenti ufficiali delle lingue volgari

Il giuramento di Strasburgo 842

appare per la prima PER ISCRITTO volta la lingua volgare. Dovete sapere che Ludovico il germanico (tedesco) e Carlo il Calvo strinsero un patto di alleanza tra di loro contro Lotario. Fu un giuramento solenne davanti ai loro rispettivi eserciti. Giurarono prima in latino e poi giurarono nella lingua dell'altro. Carlo il Calvo giurò anche in volgare tedesco mentre Ludovico in volgare francese.

Questo dimostra che a quell'epoca il latino era ormai sconosciuto alle persone comuni.

Per l'Italia, il primo documento ufficiale è il PLACITO CAPUANO. (placito: sentenza giuridica)

Si creò una contesa tra i monaci di un convento benedettino di Montecassino e un ricco signore laico. Entrambe le parti rivendicavano la proprietà di un appezzamento di terreno. Si arrivò quindi in tribunale. Il giudice disse che dovevano portare dei testimoni. I monaci si procurarono tre testimoni, che erano contadini. Questi giurarono che quel terreno per ben 30 anni era dei benedettini. La testimonianza fu trascritta. Decisero di trascriverlo direttamente in lingua volgare. Per scriverlo esattamente come era stato detto. Per la prima volta appare la lingua volgare per iscritto.

 

Le prime letterature volgari nascono in Francia.

Le prime letterature volgari nascono in Francia. Bisogna fare una distinzione tra nord e sud della Francia:

A) Nel nord della Francia troviamo la poesia epica delle CHANSON DE GESTE scritta in una lingua volgare chiamata lingua d'OIL

Ci furono 2 famosi cicli:

  1. ciclo Carolingio (imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini) che ha come tema le imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini

  2. ciclo Brettone che ha come tema le imprese di Re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda

Questi 2 cicli erano scritti in lingua d'OIL (OIL è il modo in cui nel Nord della dicevano SI)

Ricordiamo che nel 1096 c'era la prima crociata, quindi i cavalieri, paladini della fede cristiana, partono per le crociate e compiono azioni eroiche che sono celebrate da scrittori

B) Sud della Francia invece le opere sono scritte in lingua d'OC

Nel Sud della Francia invece ci fu un ciclo diverso in una lingua diversa: si parla della lirica Trobadorica (da Trobatour: giullari che andavano di corte in corte per intrattenere, una specie di menestrello) si scrissero in lingua d'OC delle poesie che il cavaliere dedicava alla donna amata. Erano poesie di amore ma amore sublimato perché la donna era vista come un essere angelicato che nobilitava l'uomo.

 

 

Il volgare in ITALIA

Il primo componimento in volgare italiano è il cantico di frate solo. In pratica mentre in Francia troviamo componimenti letterari già a partire dall'anno mille, in Italia dobbiamo aspettare fino al 1200 con il cantico di Frate Sole di San Francesco.

Come mai la letteratura italiana si è formata più tardi rispetto alla Francia? Ci sono varie ipotesi:

  1. è più forte l'attaccamento alla tradizione latina a causa della presenza della chiesa

  2. c'è una frammentarizzazione politica dei territori.

  3. C'è maggiore interesse per le attività pratiche mercantili

 

 

 

 

Nel XIII (tredicesimo) secolo, nel sud d' Italia, alla corte di Federico II si costituì la Scuola Siciliana.

 

 All'inizio del 200: il tentativo di Federico II.

il figlio del Barbarossa, Enrico VI, sposò Costanza di Altavilla assicurandosi il possesso dei territori dell'italia meridionale.Il figlio di Enrico ovvero Federico II guidò l'ex regno nel sud d'italia al grande splendore. Grazie a lui fiori la prima corrente della nostra letteratura: la scuola siciliana.

La Scuola Siciliana fu una corrente filosofico-letteraria che si sviluppò in Sicilia nella prima metà del XIII secolo, presso la corte di Federico II di Svevia. Non si trattò di una Scuola in senso istituzionale, ma piuttosto  un movimento culturale. La poesia lirica della scuola, in volgare siciliano aulico, ebbe anche il merito di introdurre il sonetto.

In Sicilia, Federico II, imperatore e re di Sicilia, aveva creato uno stato ordinato e pacifico. La sua corte fu operosa tra il 1230 e il 1250, anni in cui si sviluppò la Scuola Siciliana. I poeti siciliani presero i provenzali come modello e si ispirarono a loro per comporre poesie d'amore. Non si occuparono, invece, di temi legati alla guerra, poiché Federico II garantiva la pace e la serenità all'interno del suo regno. I poeti di questa corrente poetica narravano la completa sottomissione che si rende alla donna, proprio come un vassallo verso il suo padrone.

 

 Letteratura ( pagg. 43 e 44).


I poeti siciliani utilizzavano una lingua volgare, ma non quella parlata e di uso quotidiano. Essi resero il volgare una lingua “illustre” grazie all’uso abbondante di parole riprese dal latino e dal provenzale e grazie ad una visione idealizzante dell’amore. Nacque così una poesia elevata per tono ed argomento.


Con la morte di Federico II nel 1250 e la sconfitta del figlio Manfredi nella battaglia di Benevento nel 1266 ebbe fine la “Scuola poetica siciliana”. Tuttavia l’esperienza della poesia d’amore, nata in Sicilia, non si esaurì, ma si trapiantò nell’Italia centrale, soprattutto in Toscana. Proprio in quest’ultima Regione si affermò Guittone d’Arezzo, considerato il continuatore della “poesia siciliana”. Egli compose non solo poesie d’amore, ma anche poesie su temi politici e religiosi. Con Guittone ed i suoi seguaci (detti “poeti siculo-toscani”) la poesia italiana cominciò ad occuparsi delle aspre lotte politiche, che in quel periodo si verificavano nei Comuni.


Con il termine “Stilnovo” si indicò una nuova scuola poetica fiorita tra Bologna e Firenze, caratterizzata appunto da un nuovo stile, più semplice e musicale rispetto alla poesia trobadorica più complicata e di difficile interpretazione. La poesia dello Stilnovo rappresentava valori ed ideali universali (non si occupava di fatti storici o contemporanei). Si trattava di una poesia sentimentale, elegante e raffinata.

Il suo fondatore fu Guido Guinizzelli, autore della famosa canzone “Al cor gentile rempaira sempre amore”, considerata il manifesto rappresentativo dello Stilnovo. Atri poeti che aderirono allo Stilnovo furono:

  • Dante Alighieri, autore del libro in prosa ed in versi “Vita nuova” scritto e dedicato a Beatrice, la donna amata, idealizzata ed angelicata, simile ad un angelo per virtù, bellezza e dignità, capace di elevare l’uomo fino a Dio;

  • Guido Cavalcanti (amico di Dante) per cui invece l’amore per la donna non era fonte di elevazione spirituale, ma di sofferenza interiore.


Fra Duecento e Trecento si affermò anche la poesia “giocosa”, ossia divertente dei poeti detti “comico – realistici”. Il principale fra questi fu il senese Cecco Angiolieri, il quale propose temi e motivi della poesia alta con un linguaggio realistico e personale, con un intento parodistico ( ossia per fare dell’ironia sui modi alti della poesia cortese). Egli descriveva realtà quotidiane (ad es. il vino, il gioco e le donne) usando termini osceni ed indecenti per divertire il lettore. Altri autori di questo tipo di poesia furono Rustico di Filippo e Folgòre da San Gimignano.


Nell’Italia settentrionale, invece, nella seconda metà del Duecento si sviluppò una poesia che aveva uno scopo didattico e moraleggiante (ossia era rivolta a coloro che non erano ecclesiastici per educarli ed insegnare loro una morale). Tra i vari autori di questo tipo di poesia si ricordano il milanese Bonvesin de la Riva e Giacomino da Verona. Entrambi scrissero poemetti sul tema di una visione dell’oltretomba a scopo educativo. Infatti la contemplazione fantasiosa dell’aldilà offriva lo spunto per una meditazione morale e religiosa, che poi sarebbe stata ripresa ed approfondita da Dante nella “Divina Commedia”. Si ricorda infine Brunetto Latini, amico di Dante ed autore del “Tesoretto”, un poemetto scritto con un intento allegorico e didattico.


Dopo la poesia, verso la fine del Duecento, apparvero le prime opere scritte nella nuova prosa in lingua italiana, grazie a notai e maestri di scuola, cioè coloro che usavano la scrittura per professione. Essi applicavano nella prosa in volgare le regole dell’arte del dettare e dello scrivere, riprese da testi latini che venivano “volgarizzati”, ossia tradotti.

Fiorirono, inoltre, anche opere storiche e di cronaca ed una prosa d’intrattenimento, che si rivolgeva ad un pubblico in cerca di letture d’evasione, narrando storie riprese dai romanzi cavallereschi francesi. Si ricordano a questo proposito il “Novellino”, una raccolta di racconti di autore anonimo ed “Il Milione” di Marco Polo, come libro di viaggi.