LA SECONDA GUERRA MONDIALE

1939- 1945

 

 

L’inizio del conflitto: l’invasione della Polonia

La seconda Guerra Mondiale scoppiò nel 1939 dopo l’invasione della Polonia da parte dei Tedeschi. La Repubblica Polacca non accettò le imposizioni tedesche e si rifiutò di consegnare i territori richiesti alla Germania. Avvenne così che il 1° Settembre 1939 la Polonia venne invasa dall’esercito tedesco senza nemmeno una formale dichiarazione di guerra. Nel giro di poche settimane le truppe polacche furono abbattute e i tedeschi occuparono tutte le regioni occidentali del Paese compresa la capitale Versavia.

Nel frattempo l’Unione Sovietica di Stalin occupò le città polacche orientali e l’anno seguente le repubbliche del baltico: Lettonia, Estonia, Lituania.

La Germania già dall’agosto 1939 si era assicurata la neutralità dell’URSS con il patto di non aggressione firmato dal tedesco Von Ribbentropp e dal russo Molotov.

 

L’entrata in guerra di Francia e Inghilterra

Il 3 settembre 1939-40 la Francia e l’Inghilterra dichiararono guerra alla Germania così diedero inizio alla seconda Guerra Mondiale.

 

Benito Mussolini non aderì subito alla guerra anche se, per il patto d’acciaio, l’Italia avrebbe dovuto intervenire a fianco della Germania.

Decise di aspettare qualche tempo e solo nel 1940 l’esercito italiano attaccò la Francia sulle Alpi, senza alcun successo.

L’offensiva tedesca contro la Francia, invece, portò quest’ultima a chiedere alla Germania un trattato di pace. Tutte le regioni settentrionali della Francia inclusa Parigi, passarono così sotto l’occupazione militare tedesca. La Francia fu ridotta alle sole regioni meridionali comandate dal maresciallo Pètain. La nuova capitale fu VICHY. Intanto il generale francese Charles De Gaulle, fuggito a Londra, costituì il governo in esilio della Francia libera e arruolò soldati francesi per combattere al fianco dell’ Inghilterra contro il nemico comune: Hitler.

La resistenza dell’Inghilterra Il capo di stato inglese Winston Churchill raccolse tutte le forze per combattere contro la Germania.

Dopo la vittoria contro la Francia, Adolf Hitler comandò di bombardare l’Inghilterra con aeri e per la prima volta usò il radar. La Luftwaffe (aviazione tedesca) perse 1700 aeri contro i 900 dell’Inghilterra. Dopo una strenua difesa e durissimi bombardamenti, Hitler fu costretto a ritirarsi da Londra.

 

L’invasione dell’Unione Sovietica

Il 21 Giugno 1941 la Germania attaccò l’Unione Sovietica. Impreparato nonostante i due anni guadagnati col patto di Molotov-Ribbentropp, l’ esercito sovietico subì gravi perdite. Con l’inverno russo, l’esercito sovietico si riprese perché i tedeschi non erano abituati al gelo e al fango.

I Russi usarono la tecnica della “terra bruciata” , ossia distruggevano tutti i viveri in modo che i tedeschi non trovassero né da mangiare né da bere. L’armata tedesca si fermò nel 1941-42 e riprese ad assediare Mosca e Stalingrado nell’estate 1942, cercando di avvicinarsi ai pozzi di petrolio (nel Caucaso).

Anche l’ Italia fascista partecipò a fianco delle truppe tedesche all’aggressione della Russia con gravi perdite di soldati che morirono o non diedero più notizie di loro. Nell’inverno russo vennero a mancare scarpe adatte, abiti pesanti, alimenti e combustibile per riscaldarsi. Migliaia di soldati italiani morirono in mezzo alla neve e al ghiaccio. Altri vennero catturati e morirono di fame nei campi di prigionia sovietici.

 

L’entrata in guerra del Giappone Il 7 dicembre 1941

il Giappone decise di attaccare di sorpresa la flotta americana nella baia di Pearl-Harbur nelle isole Hawaii. Una domenica mattina alle ore 7.00, il Giappone e i suoi alleati Germania e Italia dichiararono guerra agli Stati Uniti. Il colpo subito dagli statunitensi a Pearl-Harbur fu durissimo.

Dopo la terribile sconfitta, gli Stati Uniti si organizzarono per intervenire contro il Giappone e partecipare anche alle battaglie della II guerra mondiale che si combattevano in Europa.

 

L’europa nazifascista e la “soluzione finale”

Verso la metà del 1942, chi non era nazista, come gli ebrei, gli zingari, gli oppositori politici, i partigiani, i russi, gli slavi e gli omosessuali, insomma, tutti quelli che i nazisti consideravano di razza inferiore, venivano deportati nei lager.

Già dal 1938, con le leggi razziali imposte da Hitler e riprese in Italia da Mussolini, gli ebrei venivano perseguitati e licenziati dai loro impieghi.

A partire dal 1941-1942, Hitler decise il genocidio cioè di sterminarli, di farli scomparire dalla faccia della terra (la cosiddetta “Soluzione finale”).

Molti campi di sterminio si trovavano in Polonia, altri nel resto dell’Europa centrale (Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen…).

In questi campi vennero sterminati dai 5 ai 6 milioni di ebrei.

Nessun’altra storia potrà essere paragonata allo sterminio ebraico avvenuto durante la II guerra mondiale.

 

L’armistizio e la lotta partigiana

Verso la metà del 1943 gli americani con le loro truppe sbarcarono in Italia liberando tutto il sud. L’8 settembre 1943 Pietro Badoglio firmò l’armistizio e la resa dell’Italia.

Il 9 settembre l’esercito tedesco invase l’Italia fino alla Linea Gustav che spaccò la penisola in due parti: il sud nelle mani degli alleati (americani) e il nord nelle mani dei nazifascisti (tedeschi e italiani).

Così ebbe inizio la resistenza armata contro i tedeschi da parte dei partigiani organizzati nel Comitato di Liberazione Nazionale.

 

Dal settembre 1943 al 25 aprile 1945 in Italia, si combatté una terribile guerra civile. Fu una guerra durissima e spietata segnata da continue rappresaglie.

I partigiani si nascondevano sulle montagne del nord e attaccavano l’esercito nazifascista a sorpresa. I tedeschi rispondevano, per ogni loro soldato ucciso, con l’uccisione di dieci civili.

Nel marzo 1944 a Roma, vennero uccisi 33 soldati tedeschi. Il comandante nazista Kappler ordinò la rappresaglia: 335 persone furono uccise presso le Fosse Ardeatine.

I nazisti a volte fucilavano, impiccavano e torturavano i partigiani, a volte li mandavano nei campi di concentramento.

Dopo due anni di durissima lotta, il 25 aprile 1945 i tedeschi si ritirarono dall’Italia e dopo qualche giorno firmarono la resa.

 

Lo sbarco in Normandia e la vittoria sulla Germania

Mentre in Italia si combatteva la resistenza, gli Americani, il 6 giugno 1944 sbarcarono in Normandia (Francia) con 1.500.000 uomini e decine di migliaia di carri armati e di aerei. Dalla Francia si diressero verso la Germania.

Accortosi di non avere più speranza di vittoria, Hitler si suicidò e il 7 maggio 1945 la Germania si arrese senza condizioni.

 

La bomba atomica

Nel Pacifico la guerra terminò qualche mese più tardi, nell’agosto 1945.

Gli USA continuavano a combattere contro il Giappone che non voleva cedere, nonostante la sconfitta dei suoi alleati europei.

Gli Stati Uniti lo costrinsero alla resa con una decisione tragica. Il 6 agosto 1945 il Presidente americano Truman ordinò di sganciare sulla città giapponese di Hiroshima una bomba atomica, che provocò 90.000 morti.

Altrettanti se ne ebbero tre giorni dopo quando una seconda bomba atomica colpì Nagasaki.

Era la prima volta che una bomba atomica veniva usata in una guerra: le conseguenze provocate dalle emanazioni radioattive dello scoppio avrebbero sconvolto la vita degli abitanti di queste due città per molti anni.

 

Il 15 agosto 1945 il Giappone si arrese, la II guerra mondiale era terminata.

 

 La seconda Guerra mondiale

Il 1° settembre del 1939 le truppe naziste invasero la Polonia mettendo in atto la guerra lampoPer reazione Francia e Inghilterra dichiararono guerra alla Germania, mentre l'Unione Sovietica occupava la Polonia orientale. Le operazioni di guerra continuarono nel 1940 con l'invasione tedesca di Norvegia e Danimarca; nel maggio i Tedeschi invasero la Francia giungendo fino a Parigi. La Francia settentrionale rimase sotto il diretto dominio tedesco, mentre in quella meridionale fu creato un governo filotedesco presieduto da Pétain. Il vittorioso ingresso dei Tedeschi in Francia spinse Mussolini a far entrare l'Italia in guerra il 10 giugno 1940. La sconfitta delle truppe italiane in Africa e in Grecia provocò l'intervento tedesco anche su questi fronti.

Deciso a invadere l'Inghilterra, Hitler sottopose le città e le basi militari britanniche ad un intenso bombardamento aereo; la battaglia di Inghilterra fu però un insuccesso e Hitler, rinunciando all'invasione dell'isola, concentrò le sue forze sul fronte orientale. Dopo aver occupato la penisola balcanica, nel giugno del 1941 iniziò l'Operazione Barbarossa, attraversando senza preavviso il confine russo e giungendo, a ottobre, quasi a Mosca. Per ordine di Stalin le truppe russe si ritirarono senza dar battaglia, lasciando dietro di sé “terra bruciata ”. Ostacolati dalla guerra partigiana e dal gelo, privi di rifornimento, i Tedeschi dovettero fermarsi e la guerra lampo si trasformò in guerra d'usura. Nel frattempo il Giappone, per realizzare il suo progetto di espansione nel Pacifico, aveva attaccato Pearl Harbor, nelle Hawaii, e invaso Indocina, Filippine,

Birmania, Indonesia e Nuova Guinea. Per reazione gli Stati Uniti dichiararono la guerra.

Mentre le popolazioni dei paesi occupati subivano la dura dominazione tedesca, gli Alleati

prepararono la controffensiva, che iniziò all fine del 1942 e fu vittoriosa in Africa, nel Pacifico e a Stalingrado. Nel 1943, quando le truppe angloamericane sbarcarono in Sicilia, in Italia si era già sviluppata una forte opposizione alla guerra e al fascismo. Mussolini fu messo in minoranza dagli stessi gerarchi fascisti e fatto destituire e arrestare dal re. Il nuovo capo del governo, Badogliofirmò con gli Alleati un armistizio, reso noto l'8 settembre. I Tedeschi per reazione occuparono l'Italia, con feroci rappresaglie contro militari e civili, e liberarono Mussolini, che fondò la Repubblica sociale italiana (con sede a Salò, sul lago di Garda). Mentre le truppe alleate risalivano lentamente la penisola, dietro le retrovie tedesche si andava organizzando un movimento popolare di resistenza, che trovò il proprio punto di riferimento nel Cln (Comitato di Liberazione Nazionale). Nell'aprile 1945 le formazioni partigiane proclamarono l'insurrezione nazionale, che portò alla liberazione delle città del Nord, alla cattura e uccisione di Mussolini e alla fine della guerra in Italia. Intanto, il 6 giugno 1944 con lo sbarco in Normandia gli Alleati avevano iniziato l'offensiva finale contro la Germania: in agosto Parigi veniva liberata, mentre i sovietici arrivavano a Varsavia. Nel febbraio del 1945, a Yalta, Roosvelt, Churchill e Stalin si riunirono per concordare l'assetto da dare all'Europa dopo la sconfitta della Germania. Nel maggio

1945 Berlino fu occupata, Hitler si suicidò e la Germania si arrese. Il Giappone fu costretto alla resa nel settembre, dopo che due bombe atomiche avevano distrutto il mese prima le città di Hiroshima e Nagasaki.

 

 

 

LA RESISTENZA

Il significato epocale della Resistenza risiede esattamente in questo: nel segnare una discontinuità unica nella storia d’Italia; nel suggellare il tentativo di pochi di promuovere a beneficio di molti un mutamento nella forma e nella sostanza delle istituzioni, il passaggio a uno stato democratico, la creazione di nuovi rapporti sociali.”
(Sergio Luzzatto, 
La crisi dell’antifascismo, Torino, Einaudi, 2004, p. 73)

 

LA CADUTA DI MUSSOLINI

Il 9 luglio 1943 le truppe anglo-americane sbarcarono in Sicilia per iniziare l’avanzata verso Nord. L’Asse italo-tedesco stava perdendo la guerra dopo la sconfitta di Stalingrado e la ritirata di Russia. Con lo sbarco in Sicilia fu attaccato l’anello debole dell’Asse.
L’attacco riuscì. Il 
25 luglio il re depose Mussolinilo sostituì con Badoglio iniziò le trattative per un armistizio, che venne firmato il 3 settembre. Incredibilmente, da parte del governo e della monarchia non fu presa alcuna misura per tutelare le proprie forze armatee il territorio nazionale dall’ovvia prevedibile reazione dell’alleato tedesco. Al contrario, si permise alle truppe tedesche di occupare in anticipo il territorio italiano, proprio mentre erano in corso le trattative per l’armistizio. Quando questo fu comunicato, l’8 settembre 1943, soldati e ufficiali italiani si consideravano ancora alleati dei tedeschi. La notizia li colse di sorpresa e, privi di ordini e di direttive, si ebbe una sorta di “si salvi chi può” che, nella situazione, si tradusse in un “tutti a casa!”.
Il 23 settembre Mussolini, su precise direttive di Hitler, fondò la 
Repubblica Sociale Italiana. L’Italia fu divisa in due: la RSI a nord, il Regno d’Italia a sud. Il 13 ottobre il Regno d’Italia entrò ufficialmente in guerra contro la Germania.

 

LA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA

Lo Stato fondato da Mussolini comprendeva l’Italia centro-settentrionale (eccetto il Friuli, la Venezia Giulia, il bellunese, l’Istria che furono annessi direttamente al Reich tedesco) fino alla cosiddetta ‘linea Gustav’ che attraversava la penisola da Gaeta a Pescara.
Il governo si insediò in una villa sul Lago di Garda, a Salò. Il suo programma tentava di riesumare il fascismo delle origini con le sue prospettive sociali, se non socialisteggianti. L’opposizione del governo tedesco e degli ambienti finanziari del Nord Italia rese impossibile una seppur parziale attuazione di tale programma e l’azione della RSI si ridusse, in buona sostanza, ad affiancare, in posizione subordinata, i tedeschi nella guerra contro gli alleati e nella repressione feroce dei partigiani italiani.

L’8 SETTEMBRE

L’8 settembre 1943 rappresenta una giornata epocale, tragica nelle sue conseguenze immediate, che ha segnato profondamente la storia d’Italia e la memoria degli italiani.
Per radio viene diffuso il testo dell’armistizio firmato cinque giorni prima. Senza dare indicazioni alle truppe, 
il 9 settembre il re, tutti i rappresentanti del governo e dello Stato Maggiore delle tre armi fuggono a Brindisi, liberata dagli Alleati!
“La dissoluzione dello Stato, con il venire meno di riferimenti non solo istituzionali, ma anche ideologici ed etici, determina un vuoto, una sconvolgente perdita di punti di riferimento. Con l’8 settembre emergono i limiti dello sforzo, intrapreso da ottant’anni, di fondare un senso dello Stato, di sostituire a logiche individuali o comunitarie un’identità collettiva, un popolo.
[…]
Ora, la fuga del re e la dissoluzione dell’esercito si lasciano alle spalle una moltitudine in preda ad impulsi primordiali, tra i quali emerge con forza, assieme all’individuale istinto di sopravvivenza, uno spontaneo moto di solidarietà verso i soldati sbandati e i prigionieri in fuga.”
(Santo Peli, 
La Resistenza in Italia. Storia e critica, Torino, Einaudi, 2004, p. 16)

 

LE ORIGINI DELLA RESISTENZA

Dall’8 settembre alla fine del 1943 la Resistenza nasce e si organizza.
All’inizio gli episodi di 
resistenza all’esercito tedesco sono pochi e tutti finiti in un bagno di sangue, come l’epica battaglia delladivisione Acqui a Cefalonia.
Poi si andarono man mano formando 
le prime bande di partigiani intorno ai soldati sbandati. Le feroci rappresaglie tedesche (una per tutte: Boves, nel cuneese) non fanno che spingere altri giovani a combattere contro gli occupanti e a confermare le umiliazioni che molti soldati avevano dovuto subire dall’alleato tedesco che si riteneva di razza superiore, come racconta Nuto Revelli nei suoi libri sulla ritirata di Russia.
Nell’inverno 1943-’44 si formano i 
Comitati di Liberazione Nazionale in tutto il territorio occupato. I Comitati, che rappresentano tutti i partiti antifascisti, guidano e coordinano l’azione delle bande partigiane in loco. L’organismo centrale CLN si forma a Roma a opera di sei partiti (azionista, comunista, democratico cristiano, demolaburista, liberale, socialista) ed è presieduto da Ivanoe Bonomi. Un ruolo fondamentale ebbe, in particolare, il CLNAI (Alta Italia).

 

LA SVOLTA DI SALERNO

Già nei primi mesi del 1944 la Resistenza aveva raggiunto una certa consistenza. Le brigate partigiane si erano arricchite di giovaniche, piuttosto che rispondere ai bandi di reclutamento dell’esercito di Salò, preferirono disertare e andare a ingrossare le fila dei partigiani.
Si formarono i 
Gruppi di Azione Patriottica (GAP)militanti comunisti che si battevano con audaci colpi di mano nel pieno delle città occupate, ai quali i tedeschi reagirono con rappresaglie feroci, come quella delle Fosse Ardeatine a Roma.
Nell’aprile 1944 
Palmiro Togliatti, il capo dei comunisti, rientrato clandestinamente in Italia dall’esilio a Mosca, lanciò la proposta di ungoverno di unità nazionale che, rinviando a liberazione avvenuta la scelta tra repubblica e monarchia, unisse tutti i partiti nazionali, monarchici inclusi, nello sforzo di cacciare i nazisti e i loro alleati fascisti fuori dai confini nazionali e riunificare l’Italia Cfr. “La svolta di Salerno.
Ciò diede 
maggiore impulso alla guerra partigiana, non solo dal punto di vista dei combattimenti ma anche, e soprattutto, dal punto di vista organizzativo-politico.
A giugno si creò il comando generale del 
Corpo Volontari della Libertà, con sede a Milano. La direzione delle operazioni militari fu affidata al comunista Luigi Longo e all’azionista Ferruccio Parri.
Roma venne liberata il 6 giugno 1944.

 

 

L’ESTATE PARTIGIANA DEL 1944

L’estate partigiana è la stagione dell’ottimismo, della ‘grande illusione’ che non vi sarà un altro inverno di guerra; ottimismo cui concorre in modo decisivo l’evoluzione della situazione militare…”
(S. Peli, 
op.cit., p. 82)
Il 6 giugno c’era stato lo sbarco in Normandia, l’Asse si stava ritirando dal fronte russo e anche in Italia la 
Wehrmacht si ritirava lasciandosi dietro una scia di sangue e massacri, come quelli Sant’Anna di Stazzema e di Marzabotto-Monte Sole, che colpirono soprattutto le popolazioni civili.
I tedeschi si attestarono sulla 
linea gotica
Durante quell’estate la resistenza armata si estese molto, ma all’inizio dell’inverno fu costretta a fermarsi. L’avanzata degli alleati si rivelò più lenta e difficile di quel che si pensava. Ci si dovette preparare a un altro duro inverno.

 

 

INVERNO 1944-45: LA CRISI

La violenza, la vastità e gli effetti della controffensiva nazifascista dell’autunno-inverno 1944 furono tali da vanificare in gran parte l’espansione partigiana dell’estate. L’esito del ciclo di lotta alle bande, nel breve periodo, fu di mettere seriamente in discussione l’esistenza stessa dell’esercito partigiano, minando alle fondamenta le possibilità di solidale convivenza con la popolazione civile delle zone coinvolte nelle operazioni di rastrellamento. A questo era tesa la ‘politica del terrore’ condotta con una radicalità mai sperimentata prima…”
(S. Peli, 
op.cit., p. 112)
Molti partigiani deposero le armi, alcune bande si consegnarono. 
La lotta partigiana attraversò un momento di stasi. Ma la Resistenza tenne.
“Se la crisi viene contenuta ben al di qua del dissolvimento, ciò è dovuto soprattutto al fatto che un anno di esperienze e di travagli organizzativi ha prodotto una struttura di notevole saldezza al centro, e una selezione di quadri locali …”
(S. Peli, 
op.cit., p. 121)
La guerra partigiana è costretta a trasferirsi in pianura; 
l’inverno e i rastrellamenti non consentono di restare in montagna nonostante la maggiore facilità di nascondersi.
Da febbraio, però, assecondati dalla nuova strategia alleata che chiede ai partigiani aiuto nel 
sabotaggio delle comunicazioni, si lavora per ricostituire le bande facendo tesoro delle esperienze passate: “‘difesa elastica’, ‘mordi e fuggi’, accantonamento di riserve, disciplina rigorosa nel rapporto con le popolazioni civili, necessità di coordinare le varie formazioni attraverso efficienti comandi di zona”.
(S. Peli, 
op.cit., p. 133)

 

L’INSURREZIONE

Il 5 aprile inizia l’offensiva alleata sul Tirreno, ma saranno i partigiani a entrare per primi nelle città e liberare l’Italia da tedeschi nazisti e italiani fascisti.
“La fine della guerra e l’insurrezione divengono un traguardo che va ben oltre la liberazione del territorio nazionale, caricandosi di aspettative palingenetiche, confuse ma intense.” 
(S. Peli, 
op.cit., p. 157)
Il 
25 aprile è il giorno della liberazione di Milano ed è la data simbolo della fine dell’occupazione nazifascista del paese.
Nei giorni dell’insurrezione accaddero anche, come nel resto dell’Europa liberata, 
episodi di giustizia sommaria.
“Accanto alla resa dei conti con i collaborazionisti, comune a Italia e Francia, va anche tenuto conto di una specificità italiana, e cioè del fatto che da noi in quei giorni giunge a compimento una guerra civile particolarmente sanguinosa, le cui radici risalgono a vent’anni prima.”
(S. Peli, 
op.cit., p. 164)

 

 

LA RESISTENZA DISARMATA

Protagonisti della Resistenza non furono solo i partigiani delle bande armate; questi nulla avrebbero potuto senza l’appoggio di tanta popolazione civile, che nascose armi e persone a rischio della propria vita.
Un ruolo particolarmente importante ebbero le donne, sia come ‘staffette’ portaordini, sia come compagne d’armi vere e proprie, che si conquistarono sul campo la loro prima reale emancipazione, quella del voto, che infatti avvenne nelle prime elezioni dell’Italia libera, il 2 giugno 1946.

 

GLI I.M.I.

Vanno ricordati anche gli 800.000 soldati italiani catturati prigionieri dai tedeschi nei diversi teatri di guerra dopo lo sbandamento dell’8 settembre.
Di questi, solo 180.000 accettarono di collaborare con i tedeschi arruolandosi nell’esercito della RSI. Gli altri 600.000 resistettero, accettando con estrema 
dignità il Lager e la condizione di Internati Militari Italiani, che peggiorava di molto la loro situazione, escludendoli dall’applicazione della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra.