Ugo Foscolo (Zante 1778 – Londra 1827)

artista neoclassico e preromantico

Foscolo è tra i letterati italiani il massimo esponente del Neoclassicismo (amore per i classici soprattutto i classici grechi) e del Preromanticismo (passione, impegno civile)

 

 

La vita in sintesi

 

Foscolo, il cui vero nome era Niccolò, nasce il 6 febbraio 1778 nell'isola greca di Zante.

Figlio di un medico italiano e di madre greca.

A 15 anni, in seguito alla morte del padre si trasferisce con la madre ed il fratello a Venezia. Difficoltà economiche

Entra a far parte dei salotti letterari

Entusiasta sostenitore degli ideali della rivoluzione francese

Entra a far parte dell'esercito napoleonico

Prima grande ammirazione per Napoleone poi grande delusione e odio verso Napoleone (trattato di Campoformio con cui napoleone cede all'Austria la repubblica di Venezia)

Viaggia molto (Venezia, Milano, Firenze, Svizzera, Londra)

Frequenta salotti lettari e ama molte donne.

Muore a Londra pieno di debiti a 49 anni accudito dalla figlia

Seppellito a Firenze nella basilica di Santa Croce vicino alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nei suo celebre carme Dei Sepolcri.

 

Le opere

Tra le maggiori opere di Ugo Foscolo ricordiamo:

il romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1798);

le odi A Luigia Pallavicini caduta da cavallo (1800) e All’amica risanata (1802); i sonetti (1803) sono 12 componimenti, di cui quattro i maggiori (Alla sera, A ZacintoIn morte del fratello GiovanniAlla musa);

il carme Dei Sepolcri (1804),

il poemetto Le Grazie (1813).

 

Nelle sue opere troviamo:

- l'influenza dei classici grechi e dei valori neoclassici (esaltazione della bellezza, dell'armonia, miti greci. I testi foscoliani sono ricchi di rimandi alla mitologia classica, costituiti da periodi complessi e di ampio respiro, da un lessico ricercato e solenne, ricco di latinismi e grecismi. Le composizioni più usate dal poeta sono quelle classiche: il sonetto e le odi.)

- l'adesione ai temi preromantici (passione, ideali, delusione, dissidio tra ragione e sentimento, inquietudine, vita tormentata e movimentata, molti amori, poesia sepolcrale)

- l'adesione ai temi dell'illuminismo e della rivoluzione francese

- l'adesione all'impegno civile

 

Ugo Foscolo partecipa con passione alla vita sociale e politica del suo tempo, tanto che amava essere definito “uomo d’azione” piuttosto che letterato.
Per Ugo Foscolo il valore di un uomo si misura dall’intensità delle sue passioni: è “
il forte sentire“, che differenzia gli individui e che si esplica non tanto attraverso le parole, quanto con l’azione.

La poesia è per Ugo Foscolo un bisogno innato di esprimere con il canto i propri ideali e stimolare gli animi all’azione. In essa trovano voce quelle che lui definisce le illusioni“, cioè quei grandi ideali umani come la Libertà, l’Amore, la Bellezza, la Patria, l’Eroismo, l’Immortalità, irrealizzabili nella vita e nella storia, a cui è tuttavia necessario ispirarsi per dare un significato al proprio comportamento e alla propria esistenza.

In Foscolo coesistono elementi del Neoclassicismo, dell’Illuminismo e del Romanticismo.

Intellettualmente egli ha condiviso le idee illuministiche (la fiducia nella ragione e nella scienza) ma ha avvertito l’insufficienza della conoscenza data dalla ragione.

Secondo il poeta, la scienza può spiegare la causa e l’effetto dei fenomeni della natura, ma non il perché e l’essenza delle cose. Questo dissidio tra ragione e cuore ha provocato nel poeta una profonda inquietudine e ansia, prettamente romantica, che si è rispecchiata nella sua vita tormentata e movimentata.

 

 

 

Lo stile

I testi foscoliani sono ricchi di rimandi alla mitologia classica, costituiti da periodi complessi e di ampio respiro, da un lessico ricercato e solenne, ricco di latinismi e grecismi. Le composizioni più usate dal poeta sono quelle classiche: il sonetto e le odi.

 

 Opere

 

 

TRAGEDIE

3 tradedie

  • Tieste tragedia antitirannica ( Tieste è il nome di un personaggio della mitologia classica greca - Tieste e Atreo).

  • Aiace tragedia antinapoleonica. La figura del tiranno Agamennone allude a Napoleone. In questa opera Foscolo esprime tutto il suo odio per Napoleone. La tragedia viene fischiata dal pubblico e le repliche della tragedia sono soppresse e il poeta è sollevato dall’incarico di revisore degli spettacoli.

  • Ricciarda tragedia di argomento medioevale. La tragedia è in versi. Protagonisti della vicenda sono due innamorati, Guido e Ricciarda, i cui padri si combattono ferocemente da più di trent'anni. Ricciarda è infatti figlia di Guelfo tiranno di Salerno il cui fratellastro Averardo è padre di Guido.

 

 

 

POESIA

12 Sonetti tra cui ricordiamo i 4 maggiori:

Alla musa

Alla sera

In morte del fratello Giovanni

a Zacinto  Il sonetto è dedicato all'isola del mar Ionio (l'odierna Zante) dove Foscolo nacque, ed affronta il tema dell'esilio e della nostalgia della terra natale. Il poeta paragona la sua condizione a quella di Ulisse, che però fu più fortunato di lui in quanto riuscì a rimettere piede sulla sua petrosa Itaca (cui si contrappone il termine sponde riferito a Zacinto, per sottolineare la lontananza e l'impossibilità del poeta di raggiungere la sua terra), mentre Foscolo è condannato ad una illacrimata sepoltura, senza pianto, cioè morirà lontano dalla sua terra che non potrà rimpiangerne la scomparsa.

 

 

2 Odi che esaltano la bellezza femminile (tema tipicamente neoclassico)

A Luigia Pallavicini caduta da cavallo  composta nella primavera del 1800 a Genova, dove il poeta era capitano dell'esercito napoleonico comandato dal generale Masséna e assediato dagli austro-russi. Lo spunto viene dato all'autore da un fatto di cronaca riferito ad una giovane gentildonna, Luigia Pallavicini, che s'infortunò durante una cavalcata sulla spiaggia, oggi scomparsa, tra Cornigliano Sestri Ponente.

All'amica risanata Scritta in occasione della guarigione da una malattia di Antonietta Fagnani Arese, residente in una villa di Robecchetto in provincia di Milano, è un canto pieno di gioia per la salute che l'amica, della quale lo scrittore era perdutamente innamorato, riacquista. 

 

traduzioni dai poeti greci:  la traduzione in versi della Chioma di Berenice del poeta greco Callimaco 

 

 

2 CARMI: (Carmen: componimento poetico lungo, da Carmen che vuol dire poesia in latino)

Le Grazie: un carme incompiuto, composto nel 1812 da Ugo Foscolo e dedicato allo scultore Antonio Canova, che in quel momento lavorava al gruppo marmoreo delle Grazie

Dei Sepolcri. I Sepolcri, o come lo intitolò il Foscolo, Dei Sepolcri è un carme composto da 295 versi endecasillabi sciolti,

Nel 1804, l'editto napoleonico di Saint-Cloud aveva ordinato, per motivi igienici, la sepoltura dei morti al di fuori dalle mura cittadine in cimiteri costruiti appositamente e che avessero una tomba comune per tutti.

Il poeta, aveva discusso dell'argomento con l'amica Isabella Teotochi Albrizzi e soprattutto con Ippolito Pindemonte, che stava scrivendo il poemetto dal titolo I Cimiteri, per riaffermare il senso del culto cristiano.

Non si possiede una esatta documentazione riguardo l'elaborazione del carme, ma la maggior parte dei critici ritiene che Foscolo abbia composto i Sepolcri sotto forma di lettera indirizzata al Pindemonte, in varie riprese, fra l'agosto 1806 e il gennaio 1807.

L'opera si accosta alla poesia sepolcrale preromantica inglese

Troviamo quindi gli ideali di uguaglianza della Rivoluzione Francese e i criteri di igiene dell'illuminismo.

In questo carme Foscolo riflette su vari argomenti:

A cosa serve la tomba? Foscolo parla di Parini, uomo integerrimo, la cui tomba era però stata abbandonata. Parla del culto dei morti nelle varie tradizioni. Parla della battaglia di Maratona e dello spirito di sacrificare la propria vita per la Patria.

E' un'opera tipicamente preromantica, ci sono tuttavia molti aspetti neoclassici

 

 

 

Prosa

Prosa:

Traduzione dell'opera dello scrittore inglese Sterne: Viaggio sentimentale attraverso Francia e Inghilterra (quest'opera contiene un'importante prefazione intitolata: Notizie intorno a Didimo Chierico- Didimo Chierico è un pseudonimo di Foscolo)

 

Le ultime lettere di Jacopo Ortis – romanzo epistolare – le lettere sono indirizzate a Lorenzo Alderani. Le ultime lettere di Jacopo Ortis è un romanzo epistolare. 

 

Considerazioni:

Didimo Chierico (ricordate la prefazione alla traduzione dell'opera di Sterne con la prefazione: Notizie intorno a Didimo Chierico?)è un letterato eccentrico - saggezza ironica -

Ortis e Didimo sono due facce della stessa medaglia: entrambi sono appassionati, ferventi, sono entrambi disillusi dalla realtà. Per Foscolo c'è un forte contrasto tra ragione e sentimento:

la ragione ci fa vedere le cose reali, il sentimento ci permette di non arrendersi, di andare oltre l'illusione è ciò che permette di andare avanti, di mantenere la speranza.

In Didimo Chierico la disillusione è forte ma non gli impedisce di continuare a vivere.

Ortis invece non ce la fa. Se le illusioni svaniscono per Ortis c'è la morte.

Ortis si suicida per due motivi: perché viene meno l'amore per la sua donna (che viene data in moglie ad un altro uomo) e viene meno l'amore per la patria, asservita allo straniero (con il trattato di Campoformio, in cui Napoleone cede Venezia all'Austria si è rotto il sogno politico)

 

Ortis è il cognome di una persona realmente esistita: uno studente universitario che Foscolo aveva conosciuto e che si era suicidato veramente.

 

Già dal titolo si capisce che Ortis si suiciderà.Il linguaggio è molto enfatico

 

Il romanzo, scritto in forma epistolare e di carattere chiaramente autobiografico, segna il momento estremo del pessimismo foscoliano. Se pur modesto dal punto di vista artistico, l'Ortis ha un grande valore nella storia della nostra letteratura come primo libro romantico intriso dal mal du siècle che aveva contagiato l'Europa. Esso, fortemente influenzato da Werther e da Goethe ebbe grande diffusione in Europa e anche in America.

 

 

Tra le opere in prosa ricordiamo che Foscolo scrisse anche Saggi su Dante Petrarca e Boccaccio

 

 

 

Biografia 

 

Foscolo, il cui vero nome era Niccolò, nasce il 6 febbraio 1778 a a Zante (da lui cantata in nel suo famoso sonetto con l'antico nome di Zacinto), una delle isole Ionie (Grecia) che appartenevano alla Repubblica di Venezia. Il padre, Andrea, era medico; la madre, Diamantina Spathis, è greca.

Alla morte del padre (1788) la famiglia conosce gravi difficoltà economiche. La madre nel 1789 si stabilisce a Venezia per cercare appoggio presso parenti ed amici e lì Foscolo la raggiunge nel 1793.

L’essere nato in terra greca e da madre greca ha sempre rivestito molta importanza per Foscolo, sentendosi per tali origini profondamente legato alla civiltà classica e suo ideale erede. L’isola natìa è rimasta sempre nella sua memoria come simbolo di bellezza, gioia vitale, fecondità e l’ha cantata più volte nella sua poesia.

 

Quando arriva a Venezia Ugo Foscolo ha quindici anni; è un ragazzino scontroso e indipendente, che si esprime in greco moderno (la lingua madre), conosce un poco di latino e parla a stento l’italiano “toscano”. Lo apprende a Venezia, soprattutto attraverso la lettura dei grandi poeti; al tempo stesso comincia a scrivere i primi versi e nonostante la sua povertà acquista fama nella società veneziana.

  

Nel 1795 Ugo Foscolo inizia a frequentare il salotto della bellissima contessa Isabella Teotochi Albrizzi e se ne innamora. La donna trentacinquenne, brillante in società, sentimentalmente spregiudicata, colta e con riconosciute doti letterarie, affascina l’adolescente Foscolo (come lei di origine greca) e intrecciano una relazione.

Nel salotto di Isabella, Foscolo conosce intellettuali di rilievo, tra cui Ippolito Pindemonte e Melchiorre Cesarotti.

Ne l frattempo scoppia la rivoluzione francese. Foscolo condivide con grande passione il sentimento antitirannico, gli ideli di libertà, di uguaglianza e della tutela dei diritti fondamentali.

 

Politicamente Ugo Foscolo è entusiasta dei principi della Rivoluzione Francese ed assume posizioni fortemente liberitarie ed egualitarie.

Ispirato dai valori della rivoluzione francese scrive la sua prima opera teatrale "Il Tieste" (1796) che inneggia alla libertà. Tragedia fortemente antitirannica.

Tieste è il nome di un personaggio della mitologia classica greca (Tieste e Atreo).

 

 

Entra a far aprte dell'esercito napoleonico. Pubblica nel frattempo un’ode A Bonaparte liberatore, in cui esalta il generale francese come portatore di libertà.

 

Napoleone per Foscolo è inizialmente un mito Quando però Napoleone, con il trattato di Campoformio (1797), cede all'Austria la repubblica di Venezia, diventa per Foscolo un grande traditore. Per questo Foscolo scrive la sua seconda tragedia: L'AIACE.

 

Il “tradimento” di Napoleone è un trauma che segna profondamente l’esperienza di Ugo Foscolo, cancellando tutte le sue speranze politiche.

Foscolo poi scriverà anche una terza tragedia: RICCIARDA ambientata nel medioevo con tema amoroso ostacolato da famiglie rivali

 

A Milano Ugo Foscolo conosce Giuseppe Parini e stringe amicizia con Vincenzo Monti.

 

Con l’avanzata degli Austriaci, nel 1799 Foscolo torna ad arruolarsi e partecipa a vari scontri. Dopo la vittoria di Marengo (giugno 1800), con cui Napoleone riconquista l’Italia, è arruolato come capitano aggiunto nell’esercito della Repubblica italiana.

Questi furono anche anni di intense passioni amorose, per Isabella Roncioni a Firenze,perAntonietta Fagnani Arese a Milano.

 

Nel 1808, grazie all’interessamento di Monti, ottiene la cattedra di Eloquenza all’Università  di Pavia, ma la cattedra è presto soppressa dal governo.

Intanto le posizioni poco ossequenti verso il regime napoleonico ed il carattere fiero e insofferente gli attirano le inimicizie di molti nell’ambiente letterario milanese, tra cui quella di Monti stesso.

 

Nel 1811 Ugo Foscolo fa rappresentare la tragedia Aiace dove, nella figura del tiranno Agamennone, vengono ravvisate allusioni a Napoleone.In questa opera Foscolo esprime tutto il suo odio per Napoleone.

La tragedia viene fischiata dal pubblico e le repliche della tragedia sono soppresse e il poeta è sollevato dall’incarico di revisore degli spettacoli.

 

Si reca allora a Firenze dove soggiorna per due anni, tra il 1812 e il 1813. Qui risiede nella villa sulla collina di Bellosguardo. Il soggiorno, tra vecchie amicizie, nuove conoscenze e nuovi amori, aiuta Ugo Foscolo a ritrovare l’energia fisica e l’ispirazione poetica.

 

A Firenze frequenta il salotto diLuisa Stolberg, contessa d’Albany, amata da Vittorio Alfieri, morto ormai da una decina d’anni.

Qui tra i diversi ospiti conosce letterati e artisti, fra i quali Antonio Canova. Lo scultore in questo periodo è impegnato nella realizzazione del gruppo scultoreo de Le Grazie: Ugo Foscolo colpito dalla scultura, trae l’ispirazione per la composizione del carme Le Grazie, che dedica a Canova stesso.

 

Nel novembre 1813 torna a Milano. Dopo la sconfitta definitiva di Waterloo (giugno 1815) e il rientro a Milano degli Austriaci, Ugo Foscolo preferisce andare in esilio in Svizzera piuttosto che giurare fedeltà al nuovo governo.

 

Dalla Svizzera, nel 1816, passa in Inghilterra. Qui è accolto con onori e simpatia, ma sorgono presto attriti ed incomprensioni, persino con gli esuli italiani, che lo ammirano.

 

Le sue condizioni economiche si fanno sempre più gravi, anche a causa della vita follemente dispendiosa che conduce. Per alleviare tali difficoltà, cerca collaborazioni con riviste inglesi, pubblicando saggi sulla letteratura italiana del passato e del presente, dove tra l’altro prende posizione contro il nuovo movimento culturale delRomanticismo che si sta affermando a Milano.
Negli ultimi tempi ammalato e in miseria è costretto a nascondersi dai creditori andando a vivere nei sobborghi più poveri di Londra. Qui, come scrive in una lettera del 1826, «tra il trambusto di uomini in rissa, di donne in litigio, di fanciulli sbraitanti, di esecutori pignoranti», trova conforto continuando la traduzione dell’
Iliade.

 

Muore nel sobborgo londinese di Turnham Green il 10 settembre 1827, a 49 anni, confortato soltanto dalla figlia Floriana, nata da una relazione con una giovane donna inglese, Fanny Hamilton.

 

Nel 1871 i suoi resti sono portati in Italia e sepolti nella Basilica di Santa Croce vicino alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nei suo celebre carme Dei Sepolcri.

 

 

Il Carme dei Sepolcri Ugo Foscolo Riassunto


Fra il settecento e la prima metà dell'800 in Europa era di moda il tema della morte. I poeti non accettarono più le teorie razionali dell'Illuminismo né quelle del Classicismo. In quel periodo si discuteva molto delle sistemazioni dei cimiteri fuori dai centri abitati (con idee molto contrastanti). Si meditava molto sulla morte e sul sepolcro, sulla notte e sulle rovine, con questo stimolo si sviluppa il movimento del Preromanticismo. Nella poesia sepolcrale c'è un compiacimento nel pensiero della morte e nelle immagini malinconiche che lo accompagnano, viene esaltata la tomba come espressione sentimentale per il culto dei defunti e celebrazione del sepolcro come mezzo per esaltare le virtù civili e politiche dei grandi uomini. Ed è prendendo spunto da questo clima storico che il Foscolo scrisse il carme Dei Sepolcri, la sua maggiore opera. E' stata composta tra il luglio e il settembre del 1806 e pubblicato a Brescia nel 1807. L'opera è in 295 endecasillabi sciolti, cioè non rimati e suddiviso in strofe regolari. Lo spunto per la composizione nasce quando era in discussione con l'amico Ippolito Pindemonte che voleva impedire di seppellire i morti nei cimiteri pubblici fuori dai centri abitati e proibire la distinzione fra morti comuni e morti illustri, ed è a questo che il carme è indirizzato. Questo carme esprime tutta la poetica civile, sociale e morale del Foscolo.

Riassunto

Il Carme si apre con una visione malinconica dominata dall'ineluttabilità della morte, del nulla eterno, dell'inutilità delle tombe. Il Foscolo essendo seguace delle teorie razionalistiche non credeva nell'immortalità dell'anima e dice che le tombe sono inutili perché l'uomo quando è morto lo è per sempre, sia fisicamente che spiritualmente. La morte, infatti, oltre a togliergli la visione delle bellezze naturali, spegne per sempre il cuore, i sogni, il canto e anche la speranza che è ultima ad abbandonare l'uomo <<fugge i sepolcri>> cioè con la morte fugge definitivamente il suo conforto. Quindi l'oblio avvolge ogni cosa nella sua profonda oscurità e qui che opera la forza della natura che distrugge e crea, dal quale nessuno può sfuggire a quel processo di trasformazione nel corso del tempo. In secondo momento, prevale lo spirito preromantico del poeta, il quale rovesciando la tesi pessimistica e materialistica rivaluta il valore della tomba in nome del sentimento e dice che chi lascia eredità di affetti, cioè ha fatto sempre del bene, gli danno l'illusione di non morire del tutto e di continuare a vivere nel ricordo affettuoso dei propri cari. Quindi le tombe alimentano, tra i vivi e i morti una suggestiva corrispondenza di amorosi sensi. Soltanto chi non lascia buona memoria di sé dà poca consolazione della tomba di cui nessuno avrà cura.
Il poeta sostiene che le tombe abbiano anche un valore storico e religioso, perché l'uomo quando diventò civile in quanto stabilì delle leggi che regolano la vita in relazione con gli altri uomini stabilì anche il culto dei morti e le tombe divennero da allora testimonianza delle imprese gloriose degli antenati e luoghi sacri. Il Foscolo poi passa ad esaltare il valore politico e nazionale delle tombe, celebra Firenze per la bellezza del paesaggio, per essere stato culla di poeti ma soprattutto per il privilegio di custodire nella chiesa di S. Croce le tombe dei nostri grandi da Machiavelli a Michelangelo a Galilei. Queste tombe secondo il poeta sono il vanto maggiore della città: "Esse testimoniano un passato glorioso e lo immortalano nel tempo, e insieme ci danno l'ispirazione e la fede nel futuro. Infatti attraverso i sepolcri di S. Croce, riviviamo idealmente l'antica nostra grandezza e sentiamo che essa tornerà a rifiorire. Se saremo capaci di raccogliere il monito degli eroi che dalla loro urna ci invitano a ripetere le loro memorabili imprese. Venerando le reliquie di quei forti riacquistiamo la speranza delle sorti della patria e impariamo la via dell'immortalità che si consegua con le opere magnanime, il cui ricordo è sacro.
Il Foscolo dopo aver esaltato le tombe per motivi storico-religiosi e patriottici le celebra per motivi poetici, perché ispirano nei poeti i canti che glorificano le gesta degli eroi rendendoli immortali

Dei sepolcri

 

Dei sepolcri è l'opera di Ugo Foscolo più compatta e conclusa, composta da 295 endecasillabi sciolti. Questi versi sono stati scritti in pochi mesi tra l'estate e l'autunno del 1806 ed in seguito pubblicati nel 1807 mentre il poeta era ospite dell'amata contessa Marzia Martinengo Provaglio presso Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino nel centro di Brescia.

È probabile che l'idea di scrivere Dei sepolcri sia nata nel poeta a seguito di una discussione avuta con il letterato Ippolito Pindemonte, a cui è dedicato il componimento, ispirandosi a ciò che era stato scritto nell'editto di Saint Cloud, emanato daNapoleone nel giugno 1804 ma esteso al Regno d'Italia solo nel 1806, sulla regolamentazione delle pratiche sepolcrali. L'editto stabilì che le tombe venissero poste al di fuori delle mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati, e che fossero tutte uguali. Si volevano così evitare discriminazioni tra i morti. Per i defunti illustri, invece, era una commissione di magistrati a decidere se far scolpire sulla tomba un epitaffio. Questo editto aveva quindi due motivazioni alla base: una igienico-sanitaria e l'altra ideologico-politica. Foscolo non è innovativo per il tema sepolcrale trattato già dai poeti preromantici inglesi; l'innovazione sta nel fatto che l'autore mette nell'opera i principali temi della sua poetica. Vi troviamo infatti il materialismo, il significato della civiltà e della poesia, la condizione storica dell'Italia e le possibilità di riscatto d'identità individuale e sociale del poeta.



Il carme "Dei Sepolcri" è costituito da 295 endecasillabi sciolti. Il testo è suddivisibile a livello tematico in quattro parti:

1. versi 1-90: utilità delle tombe e dei riti funebri come legame tra vivi e defunti, ricordo delle imprese dei morti.

2. versi 91-150: descrizione dei vari riti funebri; sono esaltati i riti inglesi e quelli classici.

3. versi 151-212: significato privato e pubblico della morte; descrizione delle tombe dei grandi del passato presenti nella Chiesa di Santa Croce a Firenze.

4. versi 213-295: valore della poesia che sa eternare le virtù molto più delle tombe, poiché rimane nella memoria e non si distrugge con il tempo.



Parafrasi dei sepolcri dal verso 151 al 196



 

Il popolo intellettuale e quello ricco e quello nobile [riferimento ai 3 collegi elettorali istituiti da Napoleone], ornamento e guida [detto ironicamente] per il bel regno italico, ha già la sua tomba da vivo nelle regge dove sempre risuona l’adulazione, e [come] unica lode [ha] gli stemmi [nobiliari]. A noi la morte prepari (apparecchi) una dimora serena (riposato albergo) dove un giorno la sorte cessi di perseguitarmi (dalle vendette) e gli amici (armistà = amicizia) raccolgano in eredità non ricchezze (di tesori eredità), ma caldi affetti (sensi) e l’esempio di una poesia ispiratrice di libertà (liberal carme l’esempio).
Le tombe (urne) dei grandi uomini (forti) spingono a nobili imprese gli animi, o Pindemonte e rendono al forestiero (peregrin) bella e santa la terra che le accoglie (le ricetta). Io quando vidi il monumento [la chiesa di S.Croce a Firenze] dove riposa il corpo di quel grande [Machiavelli] che, insegnando ai principi l’arte del governo (temprando lo scettro a’ regnatori), lo spoglia (ne sfronda) [invece di ogni] gloria (gli allor), e svela alle genti di quante iniquità e violenze (lagrime– sangue) grondi [il potere]; e la tomba (arca) di colui [Michelangelo] che in Roma innalzò agli dei (Celesti) unnuovo (nuovo perché cristiano) Olimpo [la cupola di San Pietro]; e la tomba di colui che [Galileo] vide ruotare vari pianeti (più mondi) sotto la volta celeste (l’etereo padiglion), e il sole illuminarli [stando] immobile (immoto – riferimento al sistema eliocentrico), così che aprì per primo la conoscenza del cielo (le vie del firmamento) all’inglese [Newton] (Anglo) che tanto ingegno vi applicò (tanta ala vistese - metafora) - esclamai “beata te” [Firenze], per l’aria felice piena di vita, per le acque che gli affluenti (lavacri) dell’Arno fa scorrere verso di te dalle sue montagne (Apennino)! [celebra Firenze perché terra di incontro di doni della natura e doni dell’ingegno]
La luna, più luminosa per la purezza dell’aria (lieta dell’aer tuo), ricopre di luce limpidissima i tuoi colli, festanti per la vendemmia; e le valli circostanti popolate di case e di oliveti, mandano verso il cielo mille profumi di fiori (mille di fiori al ciel mandano incensi -iperbato): Tu Firenze, inoltre, hai udito per prima il carme [la divina commedia] che attenuà (allegrò) l’ira al ghibellino esule [Dante; che in realtà era guelfo], e tu hai dato i genitori (cari parenti – lat.) e la lingua [a Petrarca], (l’idioma…Calliope labbro: come se la Musa parlasse per lui), che velando di un velo candidissimo l’amore, [che era] nudo in Grecia e nudo in Roma, [lo] pose in grembo alla Venere celeste; ma [sei ancora] più beata [perchè] raccolte in un’unica chiesa (tempio – Santa Croce) conservi le glorie italiane, forse le uniche da quando le Alpi indifese (mal vietate – lat.) e l’onnipotenza delle alterne sorti umane ti sottrassero (invadeano) le armi e le ricchezze (sostanze), l’identità religiosa (are) e politica (patria) e, tranne la memoria [della passata grandezza], tutto.