Ugo Foscolo (Zante 1778 – Londra
1827)
artista neoclassico e
preromantico
Foscolo è tra i letterati italiani il massimo esponente del Neoclassicismo (amore per i classici soprattutto i classici grechi)
e del Preromanticismo (passione, impegno civile)
La vita in
sintesi
Foscolo, il cui vero nome era
Niccolò, nasce il 6 febbraio 1778 nell'isola greca di Zante.
Figlio di un medico italiano e di
madre greca.
A 15 anni, in seguito alla morte del
padre si trasferisce con la madre ed il fratello a Venezia. Difficoltà economiche
Entra a far parte dei salotti
letterari
Entusiasta sostenitore degli ideali
della rivoluzione francese
Entra a far parte dell'esercito
napoleonico
Prima grande ammirazione per
Napoleone poi grande delusione e odio verso Napoleone (trattato di Campoformio con cui napoleone cede all'Austria la repubblica di Venezia)
Viaggia molto (Venezia, Milano,
Firenze, Svizzera, Londra)
Frequenta salotti lettari e ama
molte donne.
Muore a Londra pieno di debiti a 49
anni accudito dalla figlia
Seppellito a Firenze nella basilica
di Santa Croce vicino
alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nei suo celebre carme Dei Sepolcri.
Le
opere
Tra le maggiori opere di Ugo Foscolo
ricordiamo:
il romanzo
epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1798);
le
odi A Luigia Pallavicini caduta da cavallo (1800) e All’amica risanata (1802); i sonetti (1803) sono 12
componimenti, di cui quattro i maggiori (Alla sera, A Zacinto, In morte del fratello
Giovanni, Alla musa);
il carme Dei Sepolcri (1804),
il poemetto Le Grazie (1813).
Nelle sue opere
troviamo:
- l'influenza dei classici grechi
e dei valori neoclassici (esaltazione della bellezza, dell'armonia, miti greci. I testi foscoliani sono ricchi di rimandi alla mitologia classica, costituiti da periodi complessi e di ampio
respiro, da un lessico ricercato e solenne, ricco di latinismi e grecismi. Le composizioni più usate dal poeta sono quelle classiche: il sonetto e le odi.)
- l'adesione ai temi
preromantici (passione, ideali, delusione, dissidio tra ragione e sentimento, inquietudine, vita tormentata e movimentata, molti amori, poesia sepolcrale)
- l'adesione ai temi
dell'illuminismo e della rivoluzione francese
- l'adesione
all'impegno civile
Ugo Foscolo partecipa con passione
alla vita sociale e politica del suo tempo, tanto che amava essere definito “uomo d’azione” piuttosto che letterato.
Per Ugo Foscolo il valore di un uomo si misura dall’intensità delle sue passioni: è “il forte sentire“, che differenzia gli individui e che si esplica non tanto attraverso le parole, quanto con l’azione.
La poesia è per Ugo Foscolo un
bisogno innato di esprimere con il canto i propri ideali e stimolare gli animi all’azione. In essa trovano voce quelle che lui definisce “le illusioni“, cioè quei grandi ideali umani come la Libertà, l’Amore, la Bellezza, la
Patria, l’Eroismo, l’Immortalità, irrealizzabili nella vita e nella storia, a cui è tuttavia necessario ispirarsi per dare un significato al proprio comportamento e alla propria
esistenza.
In Foscolo coesistono elementi del Neoclassicismo,
dell’Illuminismo e del Romanticismo.
Intellettualmente egli ha condiviso le idee illuministiche (la fiducia nella ragione e nella scienza) ma ha avvertito l’insufficienza della conoscenza data dalla
ragione.
Secondo il poeta, la scienza può
spiegare la causa e l’effetto dei fenomeni della natura, ma non il perché e l’essenza delle cose. Questo dissidio tra ragione e cuore ha provocato nel poeta una
profonda inquietudine e ansia, prettamente romantica, che si è rispecchiata nella sua vita tormentata e movimentata.
Lo stile
I testi foscoliani sono ricchi di rimandi alla mitologia classica, costituiti da periodi complessi e di ampio respiro, da un lessico ricercato e
solenne, ricco di latinismi e grecismi. Le composizioni più usate dal poeta sono quelle classiche: il sonetto e le odi.
Opere
TRAGEDIE
3 tradedie
-
Tieste tragedia antitirannica ( Tieste è il nome di un personaggio della mitologia classica greca - Tieste
e Atreo).
-
Aiace tragedia antinapoleonica. La figura del
tiranno Agamennone allude a Napoleone. In questa opera Foscolo esprime tutto il suo odio per Napoleone. La tragedia viene fischiata dal pubblico e le repliche della
tragedia sono soppresse e il poeta è sollevato dall’incarico di revisore degli spettacoli.
-
Ricciarda tragedia di argomento medioevale. La tragedia è in versi.
Protagonisti della vicenda sono due innamorati, Guido e Ricciarda, i cui padri si combattono ferocemente da più di trent'anni. Ricciarda è infatti figlia di
Guelfo tiranno di Salerno il cui fratellastro
Averardo è padre di Guido.
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POESIA
12 Sonetti tra cui ricordiamo i 4 maggiori:
Alla
musa
Alla
sera
In morte del fratello
Giovanni
a Zacinto Il sonetto è dedicato all'isola del mar Ionio (l'odierna Zante) dove Foscolo nacque, ed affronta il tema dell'esilio e della nostalgia della terra natale. Il poeta paragona la sua
condizione a quella di Ulisse, che però fu più fortunato di lui in quanto riuscì a rimettere piede sulla
sua petrosa Itaca (cui si contrappone il termine sponde riferito a Zacinto, per sottolineare la lontananza e l'impossibilità del poeta di raggiungere la sua terra), mentre Foscolo è condannato ad
una illacrimata sepoltura, senza pianto, cioè morirà lontano dalla sua terra che non potrà rimpiangerne la scomparsa.
2 Odi che esaltano la bellezza femminile (tema tipicamente neoclassico)
A Luigia Pallavicini caduta da cavallo composta nella primavera
del 1800 a Genova, dove il poeta era capitano dell'esercito napoleonico comandato dal
generale Masséna e assediato dagli austro-russi. Lo spunto viene dato all'autore da un fatto di cronaca riferito ad una giovane gentildonna, Luigia
Pallavicini, che s'infortunò durante una cavalcata sulla spiaggia, oggi scomparsa, tra Cornigliano e Sestri Ponente.
All'amica risanata Scritta in occasione della guarigione da
una malattia di Antonietta Fagnani Arese, residente in una villa di Robecchetto in provincia di Milano, è un canto pieno di gioia per la salute che l'amica, della quale lo
scrittore era perdutamente innamorato, riacquista.
traduzioni
dai poeti greci: la traduzione in versi della Chioma di
Berenice del poeta greco Callimaco
2 CARMI: (Carmen: componimento poetico lungo, da Carmen che vuol dire poesia in latino)
Le Grazie: un carme incompiuto, composto
nel 1812 da Ugo Foscolo e dedicato allo scultore Antonio Canova, che in quel momento lavorava
al gruppo marmoreo delle
Grazie
Dei Sepolcri. I Sepolcri, o come lo intitolò il
Foscolo, Dei Sepolcri è un carme composto da 295 versi endecasillabi sciolti,
Nel 1804, l'editto napoleonico di Saint-Cloud aveva ordinato, per motivi igienici, la sepoltura dei morti al di fuori dalle mura cittadine in cimiteri costruiti appositamente e che avessero una tomba comune per tutti.
Il poeta, aveva
discusso dell'argomento con l'amica Isabella
Teotochi Albrizzi e soprattutto con Ippolito
Pindemonte, che stava scrivendo il poemetto dal titolo I Cimiteri, per riaffermare il senso del culto cristiano.
Non si possiede una
esatta documentazione riguardo l'elaborazione del carme, ma la maggior parte dei critici ritiene che Foscolo abbia composto i Sepolcri sotto forma di lettera indirizzata al
Pindemonte, in varie riprese, fra l'agosto 1806 e il gennaio 1807.
L'opera si accosta alla poesia sepolcrale preromantica inglese
Troviamo quindi gli
ideali di uguaglianza della Rivoluzione Francese e i criteri di igiene dell'illuminismo.
In questo carme
Foscolo riflette su vari argomenti:
A cosa serve la
tomba? Foscolo parla di Parini, uomo integerrimo, la cui tomba era però stata abbandonata. Parla del culto dei morti nelle varie tradizioni. Parla della battaglia di Maratona e
dello spirito di sacrificare la propria vita per la Patria.
E' un'opera tipicamente preromantica, ci sono tuttavia molti aspetti neoclassici
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Prosa
Prosa:
Traduzione
dell'opera dello scrittore inglese Sterne: Viaggio sentimentale attraverso Francia e Inghilterra (quest'opera contiene
un'importante prefazione intitolata: Notizie intorno a Didimo Chierico- Didimo Chierico è un pseudonimo di
Foscolo)
Le ultime lettere di Jacopo Ortis – romanzo epistolare – le lettere sono indirizzate a
Lorenzo Alderani. Le ultime lettere di Jacopo Ortis è un romanzo epistolare.
Considerazioni:
Didimo Chierico (ricordate la prefazione alla traduzione
dell'opera di Sterne con la prefazione: Notizie intorno a Didimo Chierico?)è un letterato eccentrico - saggezza ironica -
Ortis e Didimo sono due facce della stessa medaglia: entrambi sono
appassionati, ferventi, sono entrambi disillusi dalla realtà. Per Foscolo c'è un forte contrasto tra ragione e
sentimento:
la ragione ci fa vedere le cose reali, il sentimento ci permette
di non arrendersi, di andare oltre l'illusione è ciò che permette di andare avanti, di mantenere la speranza.
In Didimo Chierico la disillusione è forte ma non gli impedisce di
continuare a vivere.
Ortis invece non ce la fa. Se le illusioni svaniscono per Ortis
c'è la morte.
Ortis si suicida per due motivi: perché viene meno l'amore per la
sua donna (che viene data in moglie ad un altro uomo) e viene meno l'amore per la patria, asservita allo straniero (con il trattato di Campoformio, in cui Napoleone cede Venezia
all'Austria si è rotto il sogno politico)
Ortis è il cognome di una persona realmente esistita: uno studente
universitario che Foscolo aveva conosciuto e che si era suicidato veramente.
Già dal titolo si capisce che Ortis si suiciderà.Il linguaggio è molto enfatico
Il romanzo, scritto
in forma epistolare e di carattere chiaramente autobiografico, segna il momento estremo del pessimismo foscoliano. Se pur modesto dal punto di vista artistico, l'Ortis ha un
grande valore nella storia della nostra letteratura come primo libro romantico intriso dal mal du
siècle che aveva contagiato l'Europa. Esso, fortemente influenzato da Werther e da Goethe ebbe grande diffusione in Europa e anche in America.
Tra le opere in
prosa ricordiamo che Foscolo scrisse anche Saggi su Dante Petrarca e Boccaccio
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Biografia
Foscolo, il cui vero nome era
Niccolò, nasce il 6 febbraio 1778 a a Zante (da lui cantata in nel suo famoso sonetto con l'antico nome di Zacinto), una delle isole Ionie (Grecia) che appartenevano alla Repubblica di
Venezia. Il padre, Andrea, era medico; la madre, Diamantina Spathis, è greca.
Alla morte del padre (1788) la
famiglia conosce gravi difficoltà economiche. La madre nel 1789 si stabilisce a Venezia per cercare appoggio presso parenti ed amici e lì Foscolo la raggiunge nel 1793.
L’essere nato in terra greca e da
madre greca ha sempre rivestito molta importanza per Foscolo, sentendosi per tali origini profondamente legato alla civiltà classica e suo ideale erede. L’isola natìa è rimasta sempre nella sua
memoria come simbolo di bellezza, gioia vitale, fecondità e l’ha cantata più volte nella sua poesia.
Quando arriva a Venezia Ugo Foscolo
ha quindici anni; è un ragazzino scontroso e indipendente, che si esprime in greco moderno (la lingua madre), conosce un poco di latino e parla a stento l’italiano “toscano”. Lo apprende a Venezia, soprattutto attraverso la lettura dei
grandi poeti; al tempo stesso comincia a scrivere i primi versi e nonostante la sua povertà acquista fama nella società veneziana.
Nel 1795 Ugo Foscolo inizia a
frequentare il salotto della bellissima contessa Isabella Teotochi Albrizzi e se ne
innamora. La donna trentacinquenne, brillante in società, sentimentalmente spregiudicata, colta e con riconosciute doti letterarie, affascina l’adolescente Foscolo (come lei di origine
greca) e intrecciano una relazione.
Nel salotto di Isabella, Foscolo
conosce intellettuali di rilievo, tra cui Ippolito Pindemonte e Melchiorre Cesarotti.
Ne l frattempo scoppia la
rivoluzione francese. Foscolo condivide con grande passione il sentimento antitirannico, gli ideli di libertà, di uguaglianza e della tutela dei diritti
fondamentali.
Politicamente Ugo Foscolo è
entusiasta dei principi della Rivoluzione
Francese ed assume posizioni fortemente liberitarie ed egualitarie.
Ispirato dai valori della
rivoluzione francese scrive la sua prima opera teatrale "Il Tieste" (1796)
che inneggia alla libertà. Tragedia fortemente antitirannica.
Tieste è il nome di un personaggio
della mitologia classica greca (Tieste e Atreo).
Entra a far aprte dell'esercito
napoleonico. Pubblica nel frattempo un’ode A Bonaparte liberatore, in cui esalta il generale francese come portatore di libertà.
Napoleone per Foscolo è inizialmente
un mito Quando però Napoleone, con il trattato di Campoformio (1797), cede all'Austria la repubblica di Venezia, diventa per Foscolo un grande traditore. Per questo Foscolo scrive la sua seconda
tragedia: L'AIACE.
Il “tradimento” di Napoleone è un
trauma che segna profondamente l’esperienza di Ugo Foscolo, cancellando tutte le sue speranze politiche.
Foscolo poi scriverà anche una terza
tragedia: RICCIARDA ambientata nel medioevo con tema amoroso ostacolato da famiglie rivali
A Milano Ugo Foscolo
conosce Giuseppe Parini e stringe amicizia con Vincenzo Monti.
Con l’avanzata degli Austriaci, nel
1799 Foscolo torna ad arruolarsi e partecipa a vari scontri. Dopo la vittoria di Marengo (giugno 1800), con cui Napoleone riconquista
l’Italia, è arruolato come capitano aggiunto nell’esercito della Repubblica italiana.
Questi furono anche anni di intense
passioni amorose, per Isabella Roncioni a Firenze,perAntonietta Fagnani
Arese a Milano.
Nel 1808, grazie all’interessamento
di Monti, ottiene la cattedra di Eloquenza all’Università di Pavia, ma la cattedra è presto soppressa dal
governo.
Intanto le posizioni poco ossequenti
verso il regime napoleonico ed il carattere fiero e insofferente gli attirano le inimicizie di molti nell’ambiente letterario milanese, tra cui quella di Monti stesso.
Nel 1811 Ugo Foscolo fa
rappresentare la tragedia Aiace dove, nella figura del tiranno Agamennone, vengono ravvisate allusioni a Napoleone.In questa opera
Foscolo esprime tutto il suo odio per Napoleone.
La tragedia viene fischiata dal
pubblico e le repliche della tragedia sono soppresse e il poeta è sollevato dall’incarico di revisore degli spettacoli.
Si reca allora
a Firenze dove soggiorna per due anni, tra il 1812 e il 1813. Qui risiede nella villa sulla collina di Bellosguardo. Il
soggiorno, tra vecchie amicizie, nuove conoscenze e nuovi amori, aiuta Ugo Foscolo a ritrovare l’energia fisica e l’ispirazione poetica.
A Firenze frequenta il salotto
diLuisa Stolberg, contessa d’Albany, amata da Vittorio Alfieri, morto ormai da una decina d’anni.
Qui tra i diversi ospiti conosce
letterati e artisti, fra i quali Antonio
Canova. Lo scultore in questo periodo è impegnato nella realizzazione del gruppo scultoreo de Le Grazie: Ugo Foscolo colpito dalla scultura, trae l’ispirazione
per la composizione del carme Le Grazie, che dedica a Canova stesso.
Nel novembre 1813 torna
a Milano. Dopo la sconfitta definitiva di Waterloo (giugno 1815) e il rientro a Milano degli
Austriaci, Ugo Foscolo preferisce andare in esilio in Svizzera piuttosto che giurare fedeltà al nuovo governo.
Dalla Svizzera, nel 1816, passa in Inghilterra. Qui è accolto con onori e simpatia, ma sorgono presto attriti ed incomprensioni, persino con gli esuli italiani,
che lo ammirano.
Le sue condizioni economiche si
fanno sempre più gravi, anche a causa della vita follemente dispendiosa che conduce. Per alleviare tali difficoltà, cerca collaborazioni con riviste inglesi, pubblicando saggi sulla letteratura
italiana del passato e del presente, dove tra l’altro prende posizione contro il nuovo movimento culturale delRomanticismo che si sta affermando a Milano.
Negli ultimi tempi ammalato e in miseria è costretto a nascondersi dai creditori andando a vivere nei sobborghi più poveri di Londra. Qui, come scrive in una lettera del 1826, «tra il trambusto
di uomini in rissa, di donne in litigio, di fanciulli sbraitanti, di esecutori pignoranti», trova conforto continuando la traduzione dell’Iliade.
Muore nel sobborgo londinese di
Turnham Green il 10 settembre 1827, a 49 anni, confortato soltanto dalla figlia Floriana, nata da una relazione con una giovane donna
inglese, Fanny Hamilton.
Nel 1871 i suoi resti sono portati
in Italia e sepolti nella Basilica di Santa Croce vicino alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nei suo celebre carme
Dei Sepolcri.
Dei
sepolcri
Dei
sepolcri è l'opera di Ugo
Foscolo più compatta e conclusa, composta da 295 endecasillabi sciolti. Questi versi sono stati scritti in pochi mesi tra l'estate e l'autunno
del 1806 ed in seguito pubblicati nel 1807 mentre il poeta era ospite dell'amata contessa Marzia Martinengo Provaglio presso Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino nel centro di Brescia.
È
probabile che l'idea di scrivere Dei sepolcri sia nata nel poeta a seguito di una discussione avuta con il
letterato Ippolito Pindemonte, a cui è
dedicato il componimento, ispirandosi a ciò che era stato scritto nell'editto di Saint
Cloud, emanato daNapoleone nel giugno 1804 ma esteso al Regno
d'Italia solo nel 1806, sulla regolamentazione delle pratiche sepolcrali. L'editto stabilì che le tombe venissero poste al di fuori delle mura
cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati, e che fossero tutte uguali. Si volevano così evitare discriminazioni tra i morti. Per i defunti illustri, invece, era una commissione di magistrati a
decidere se far scolpire sulla tomba un epitaffio. Questo editto aveva quindi due motivazioni alla base: una igienico-sanitaria e l'altra ideologico-politica. Foscolo non è innovativo per il tema
sepolcrale trattato già dai poeti preromantici inglesi; l'innovazione sta nel fatto che l'autore mette nell'opera i principali
temi della sua poetica. Vi troviamo infatti il materialismo, il significato della civiltà e della poesia, la condizione
storica dell'Italia e le possibilità di riscatto
d'identità individuale e sociale del poeta.
Il carme "Dei Sepolcri" è costituito da
295 endecasillabi sciolti. Il testo è suddivisibile a
livello tematico in quattro parti:
1. versi 1-90: utilità delle tombe e dei riti funebri come legame tra vivi e defunti, ricordo delle imprese dei
morti.
2. versi 91-150: descrizione dei vari riti funebri; sono esaltati i riti inglesi e quelli classici.
3. versi 151-212: significato privato e pubblico della morte; descrizione delle tombe dei grandi del passato presenti nella Chiesa di Santa
Croce a Firenze.
4. versi 213-295: valore della poesia che sa eternare le virtù molto più delle tombe, poiché rimane nella memoria e non si distrugge con il
tempo.
Parafrasi
dei sepolcri dal verso 151 al 196
Il popolo
intellettuale e quello ricco e quello nobile [riferimento ai 3 collegi elettorali istituiti da Napoleone], ornamento e guida [detto ironicamente] per il bel regno italico, ha già la sua tomba da
vivo nelle regge dove sempre risuona l’adulazione, e [come] unica lode [ha] gli stemmi [nobiliari]. A noi la morte prepari (apparecchi) una dimora serena (riposato albergo) dove un giorno la
sorte cessi di perseguitarmi (dalle vendette) e gli amici (armistà = amicizia) raccolgano in eredità non ricchezze (di tesori eredità), ma caldi affetti (sensi) e l’esempio di una poesia
ispiratrice di libertà (liberal carme l’esempio).
Le tombe
(urne) dei grandi uomini (forti) spingono a nobili imprese gli animi, o Pindemonte e rendono al forestiero (peregrin) bella e santa la terra che le accoglie (le ricetta). Io quando vidi il
monumento [la chiesa di S.Croce a Firenze] dove riposa il corpo di quel grande [Machiavelli] che, insegnando ai principi l’arte del governo (temprando lo scettro a’ regnatori), lo spoglia (ne
sfronda) [invece di ogni] gloria (gli allor), e svela alle genti di quante iniquità e violenze (lagrime– sangue) grondi [il potere]; e la tomba (arca) di colui [Michelangelo] che in Roma
innalzò agli dei (Celesti) unnuovo (nuovo perché cristiano) Olimpo [la cupola di San Pietro]; e la tomba di colui che [Galileo] vide ruotare vari pianeti (più mondi) sotto la volta celeste
(l’etereo padiglion), e il sole illuminarli [stando] immobile (immoto – riferimento al sistema eliocentrico), così che aprì per primo la conoscenza del cielo (le vie del firmamento)
all’inglese [Newton] (Anglo) che tanto ingegno vi applicò (tanta ala vistese - metafora) - esclamai “beata te” [Firenze], per l’aria felice piena di vita, per le
acque che gli affluenti (lavacri) dell’Arno fa scorrere verso di te dalle sue montagne (Apennino)! [celebra Firenze perché terra di incontro di doni della natura e
doni dell’ingegno]
La luna,
più luminosa per la purezza dell’aria (lieta dell’aer tuo), ricopre di luce limpidissima i tuoi colli, festanti per la vendemmia; e le valli circostanti popolate di case e di oliveti, mandano
verso il cielo mille profumi di fiori (mille di fiori al ciel mandano incensi -iperbato): Tu Firenze, inoltre, hai udito per prima il carme [la divina commedia]
che attenuà (allegrò) l’ira al ghibellino esule [Dante; che in realtà era guelfo], e tu hai dato i genitori (cari parenti – lat.) e la lingua [a
Petrarca], (l’idioma…Calliope labbro: come se la Musa parlasse per lui), che velando di un velo candidissimo l’amore, [che era] nudo in Grecia e nudo in Roma, [lo] pose in grembo alla Venere
celeste; ma [sei ancora] più beata [perchè] raccolte in un’unica chiesa (tempio – Santa Croce) conservi le glorie italiane, forse le uniche da quando le Alpi indifese (mal vietate –
lat.) e l’onnipotenza delle alterne sorti umane ti sottrassero (invadeano) le armi e le ricchezze (sostanze), l’identità religiosa (are) e politica (patria) e, tranne la memoria [della passata
grandezza], tutto.