Sigmund Freud, medico neurologo è il fondatore della psicoanalisi
Nel corso della sua lunga carriera, Freud elaborò la sua teoria filosofica e scientifica secondo cui i processi psichici inconsci influenzano in modo determinante il pensiero, il comportamento e le interazioni tra le persone.
LA VITA – Sigismund Freud nacque il 6 maggio del 1856 in una famiglia di origini ebraiche. Il padre, che era un commerciante di lana, si trasferì pochi anni dopo a Vienna, dove Freud proseguì i propri studi, seppure con qualche difficoltà legata all’antisemitismo in città, e nel 1877 decise di abbreviare il proprio nome in Sigmund. Sperimentò su se stesso la cocaina, ancora poco conosciuta, e si convinse che avesse pochi effetti collaterali, tanto da utilizzarla in alternativa alla morfina. I suoi studi sulla sostanza furono messi in discussione, soprattutto quando si evidenziò il problema della dipendenza da cocaina, più marcata di quella da morfina, a seguito dei quali Freud accantonò i suoi esperimenti. Nel 1886 si sposò con Martha Bernays, dopo anni di rinvii del matrimonio, e nel 1887 Freud ebbe la prima figlia, Mathilde, cui sarebbe seguita la nascita di altri cinque figli.
L’INTERESSE PER IL SOGNO – A fine Ottocento, l’interesse per l’ipnosi fu sostituito da quello per l’analisi dei sogni, che gettò le basi per le seguenti teorie freudiane legate alla psicoanalisi. Benché ne avesse esplorato le potenzialità già in precedenza, Sigmund Freud parlò per la prima volta in modo formalizzato della psicoanalisi solo nel 1896, in due articoli in cui descriveva i trattamenti terapeutici e il modo in cui aveva portato avanti le sue ricerche in tema, nate da quelle effettuate da Breuer. Freud nel 1909 fu invitato negli Stati Uniti per illustrate il suo metodo, tenendo un ciclo di conferenze che lo avrebbero reso molto conosciuto, benché in Europa ci fossero ancora forti critiche nei confronti delle sue teorie, ritenute ossessionate dal sesso e dalle perversioni. Nel 1933, in seguito alla nascita del regime nazista, per Sigmund Freud le origini ebraiche della sua famiglia divennero un problema. Le sue ricerche e i suoi saggi furono messi al bando, la sua famiglia iniziò a subire vessazioni da parte della Gestapo, la polizia politica nazista, e la situazione divenne tale da consigliare un esilio volontario a Londra. Alla sofferenza per l’abbandono di Vienna si unirono le difficoltà dovute a un tumore alla bocca, che comportò l’asportazione della mascella, ma non lo fece desistere dal fumo quotidiano di sigari.
Freud morì il 23 settembre 1939, nei giorni precedenti d’accordo con la figlia Anna aveva chiesto al medico che lo aveva in cura di aumentare la dose di antidolorifici per alleviare le sue sofferenze: morì nel sonno indotto dalla morfina.
La teoria psicanalitica elaborata da Sigmund Freud e, successivamente, arricchita, riveduta e raffinata da molti altri psichiatri e psicanalisti, primo fra tutti Carl Gustav Jung, pur volendo essere, nelle intenzioni del suo fondatore, una teoria scientifica propriamente detta, rivoluzionò anche vasti settori delle scienze umane e trovò vastissime risonanze in campo letterario e artistico, dove l’inconscio divenne la fonte d’ispirazione e, in altri casi, l’oggetto di opere di primaria importanza.
Capisaldi della teoria psicanalitica
Pur prendendo le mosse da studi di fisiologia e da ricerche sull’isteria, Sigmund Freud orientò presto i suoi interessi all’inconscio, individuando la necessità di darne una spiegazione soddisfacente dal punto di vista scientifico. Tale intento viene compiutamente soddisfatto nel saggio Interpretazione dei Sogni (1900), sebbene tutta la produzione successiva di Freud specifichi e approfondisca la teoria psicanalitica che può essere, sommariamente, sintetizzata nei seguenti punti:
esiste una causalità psichica in base alla quale il conscio può influire sull’inconscio e, soprattutto l’inconscio, estrinseca i suoi effetti nel conscio;
esiste un carattere conflittuale della psiche, in base al quale le rappresentazioni mentali sentite come inaccettabili, perché frutto di un evento doloroso, vengono relegate nell’inconscio (rimozione), pur continuando a manifestarsi in forme sublimate;
c’è una distinzione iniziale di tre dimensioni della coscienza (prima topica) in inconscio, preconscio e conscio che, successivamente evolverà nella distinzione (seconda topica) tra Es, Io e Super Io;
l’inconscio è caratterizzato da dinamicità e conflittualità, perché è la sede di processi causativi come le pulsioni e i desideri, ma anche l’effetto di processi difensivi quali le rimozioni.
inconscio come dimensione completamente altra rispetto alla coscienza dove si dispiegano processi che interferiscono con le attività coscienti (attraverso sogni, lapsus, atti mancati, ecc.) e ha una propria logica, improntata al principio del piacere;
lo sviluppo psichico è caratterizzato dal conflitto tra pulsioni e desideri da una parte e censure (specie di origine morale) dall’altra. Tale conflitto diventa patologico quando il soggetto, anziché risolvere in qualche modo i desideri inaccettabili, li respinge nell’inconscio;
la necessità di indagare i processi psichici e di curare le malattie mentali, in particolare la nevrosi, attraverso il metodo psicanalitico, in base al quale le rappresentazioni rimosse dovevano essere riportate a livello cosciente (abreazione) attraverso la pratica psicanalitica;
nella pratica psicanalitica è teorizzato, e concretamente applicato, il coinvolgimento emotivo dell’osservatore: con il transfert l’analista diviene il bersaglio ricorrente dei desideri e dei conflitti che stanno alla base dei disturbi del soggetto. Più precisamente, il transfert qualifica il rapporto affettivo che l’analizzando instaura con l’analista nel corso della cura;
unica regola vigente nella pratica psicanalitica, per l’analizzando, è quella di pensare a voce alta, lasciandosi andare al flusso delle idee che gli vengono in mente ovvero alle libere associazioni, una tecnica utile a lasciar emergere immagini inconsce;
compito dell’analista è dunque l’interpretazione dei vissuti narrati dal soggetto, allargandone la comprensione e mettendo in evidenza quei significati che rivelano desideri e rappresentazioni inconsci;
il sogno assume un ruolo di centrale importanza tra gli oggetti sottoposti all’attenzione dello psicanalista perché la sua manifestazione esprime desideri censurati, e permette di cogliere i meccanismi attraverso cui si deformano le rappresentazioni inconsce, prima di apparire alla coscienza: principalmente la condensazione e lo spostamento;
Le influenze della psicoanalisi sulla letteratura straniera
Dalla psicoanalisi, le cui idee e tecniche sono state utilizzate da un numero pressoché sterminato di autori, in particolare per descrivere la vita interiore dei propri personaggi, vengono mutuati, in particolare, due strumenti stilistici:
il monologo interiore
il flusso di coscienza.
Il primo, concepito essenzialmente come autoanalisi del personaggio, si basa sull’associazione più o meno consapevole delle idee; il secondo vede invece la coscienza come un aggregato articolato e contraddittorio, reso retoricamente attraverso un inconsapevole e incontrollato emergere degli strati più profondi della psiche, con la continua associazione di parole, immagini e pensieri.
Nella letteratura straniera troviamo chiari esempi in:
Ulisse di James Joyce;
Le onde di Virginia Woolf;
Doppio sogno di Arthur Schnitzler;
Il Processo di Franz Kafka.
Le influenze della psicoanalisi sulla letteratura italiana
Anche nel nostro Paese sono stati molti gli scrittori nelle cui opere emerge prepotentemente il legame tra letteratura e psicoanalisi e l’intento di descrivere analiticamente la vita interiore dei personaggi. Solo per citare i casi più importanti, è possibile ricordare:
La coscienza di Zeno di Italo Svevo;
La vita interiore di Alberto Moravia;
La cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda;
Aracoeli di Elsa Morante.